Page 99 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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agiscono come generale sensazione della collettività: Vecchi antifascisti che si
ritrovano e si abbracciano commossi, saluti e commenti di colleghi o vicini che,
magari, fino alla vigilia ignoravano di nutrire le stesse idee e di essere
egualmente nemici della gerarchia fascista, scenette comiche di antifascisti
ancora ignari, che, finalmente avvertiti, strappano dall’occhiello la “cimice” e la
infrangono sotto i piedi, piccoli tafferugli in cui gerarchetti stizzosi e protervi di
periferia ricevono qualche meritata lezione a base di schiaffi come restituzione,
all’un per mille, delle angherie e delle violenze che essi hanno perpetrato per
vent’anni.
Cremona assume un aspetto festivo.
Circolano le pattuglie militari ma hanno un aspetto tranquillo e bonario, l’alta
gerarchia è ai mari e ai monti o è rinchiusa in casa. Non si parla nemmeno della
terza ondata.
Si attendono, è lunedì, i giornali nazionali dell’edizione pomeridiana per
conoscere i provvedimenti del Governo. C’è, si, la radio. Ma la radio è una cosa;
il giornale è invece alcunché di visivo che meglio dà la sensazione palpabile di
quanto è avvenuto di solenne nel corso della storia italiana.
Frattanto gruppi di antifascisti cremonesi, via via ingrossati dal raggiungere di
nuovi elementi, cominciano a “dimostrare” liberamente per le vie della città.
Alcuni nuclei penetrano in uffici pubblici o nelle sedi di organismi provinciali e
provvedono alla eliminazione dei simboli fascisti e dei ritratti dei capi.
Così al Consorzio Agrario, così alla Federazione Provinciale dei Commercianti,
in taluni gruppi rionali, ecc...
Negli altri organismi pubblici “l’esecuzione” dei simboli viene fatto d’ufficio per
ordine dei dirigenti già arruolati nel nuovo ordine di cose.
Ritratti del “duce” e altri emblemi vengono trascinati per le strade.
Si forma altresì per le vie cittadine, un primo corteo che ha in testa la bandiera
nazionale e che a gran voce intona l’inno “Fratelli d’Italia” e chiede che alle
finestre venga esposta la bandiera stessa.
Alle cantonate vengono anche affissi i primi manifesti dei “45 giorni”: il
proclama di Vittorio Emanuele III, il bando del Maresciallo Badoglio, l’annuncio
dell’assunzione dei poteri da parte della autorità militare colle restrizioni
riguardanti gli assembramenti, l’ordine pubblico, il coprifuoco, ecc.
Manifestazioni di egual genere e tono avvenivano nei centri maggiori della
provincia: a Crema, a Casalmaggiore, a Soresina, a Pizzighettone ed in altri.
Nei paesi, dove la vita sotto il fascismo era stata più dura e più opprimente la
cappa di piombo del servilismo imposto, avvenivano anche tafferugli di lieve
entità.
Il popolo cremonese, il 25 luglio, non trasmodò e non infierì contro i
rappresentanti e i sostenitori della cessata tirannide.
Ce ne sarebbe stato ben donde chè il fascismo, dal ‘20 al ‘22 fino al ’43, aveva
lasciato dietro di sé una scia d’odio e di malcontento dovuto alle ribalderie ed
alle prepotenze commesse.

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