Page 94 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Anche qui anzitutto si poteva temere una reazione da parte della gerarchia, data
la fama di città fascistissima.
L’organatura politica repressiva del fascismo, in provincia, almeno
apparentemente era imponente.
Una legione della milizia (la XVII), i reparti delle varie specialità della stessa; la
struttura politica della federazione fascista con la sua organizzazione periferica.
Nel complesso una vasta rete che avrebbe dovuto avvolger tutta la provincia e
che, se efficiente, avrebbe dato filo da torcere anche agli oppositori. Ciò non
ebbe luogo.
In realtà la trama era marcia e nessuna reazione poteva avvenire.
L’intervento tedesco negli affari italiani si sarebbe realizzato solo dopo l’8
settembre, ma già nella seconda quindicina di luglio truppe tedesche erano
stanziate in città mentre il loro transito sulle vie di comunicazione aumentava
giorno per giorno.
Il quarto punto, cioè la reazione popolare al fascismo e alle forze del colpo di
stato, rappresentava evidentemente qualcosa di più serio e di più probabile.
Il peso dell’opinione pubblica, la pressione delle masse popolari,
sostanzialmente erano fattori determinanti per l’azione che le forze del colpo di
stato stavano per iniziare.
Non esisteva, logicamente, un accordo fra questi due fattori, ma la corona e la
burocrazia, per non farsi surclassare dagli eventi, dovevano agire contro il
fascismo e la gerarchia.
Evidentemente c’era qualcosa di sporco nel fatto che i complici di lunga data
buttassero a mare i più compromessi per costruirsi un alibi e ricrearsi una
verginità di seconda mano.
La storia si serve di tutti i mezzi che ha a sua disposizione: così, attraverso la
possibilità aperta senza volerlo direttamente dagli ex alleati del fascismo, si
sarebbe impetuosamente sviluppata l’azione popolare liberatrice.
Ci si avvicina al 25 luglio, la calma apparente di quei giorni afosi, rotta dal
precipitare assiduo di gravi notizie belliche, continuava.
C’era nell’aria un senso di attesa di grandi fatti pur se procrastinati nel tempo.
Già in città e provincia, in taluni momenti critici della guerra, si era accennato
vagamente alla possibilità del colpo di stato contro il fascismo.
Colpo di stato che si identificava nel maresciallo Badoglio, messo negli ultimi
tempi “in disponibilità” per il suo non dissimulato scetticismo sulla condotta
della guerra.
C’era poi un’attesa di novità fondata sull’incontro di Feltre fra i due maggiori
esponenti dell’Asse.
Le voci in circolazione erano tali e tante che, obiettivamente, non si poteva
identificare in esse un filone di verità: voci sul rafforzamento della condotta della
guerra, sul rinsaldamento con mezzi drastici del morale della nazione che cadeva
a pezzi, voci di una “seconda ondata” del fascismo...
La convocazione del Gran Consiglio passò, nella ridda delle supposizioni, quasi

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