Page 96 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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A Cremona, tranne le speranze e le illazioni tratte dai democratici nel corso degli
avvenimenti, nulla di tutto ciò.
Il capo provinciale della gerarchia, membro del Gran Consiglio, era partito per
Roma con, nel portafoglio, l’0.d.g. suo personale che si distinguerà per la
rissosità dell’accento e per la conferma, prima di tutto, della fedeltà all’invasore
tedesco.
Comunque, partendo per Roma, il massimo gerarca provinciale non aveva
lasciato trapelare nulla della situazione, nemmeno ai suoi più vicini collaboratori.
“Regime Fascista” era regolarmente uscito, il 25 luglio, coi soliti articoli
inneggianti alla ripresa e con le grottesche “taratantare” sull’eroismo germanico
al fronte orientale.
La domenica 25 luglio trascorse, come trascorrevano le domeniche estive in
periodo bellico, fatte di rinunce e di privazioni per i ceti poveri e medi.
Gran parte della gerarchia che non “amava la vita comoda” era traslocata ai mari
e ai monti.
Venne la sera, con l’accentuazione malinconica che l’oscuramento integrale dava
all’abitato cittadino ridotto ad un ammasso oscuro di ombre e ad un incerto
formicaio di uomini e di speranze.
Il bollettino di Radio Londra delle 20.30 non aveva dato alcuna particolare
novità.
Improvvisamente, poco dopo le 10 della sera, l’E.I.A.R. diede le grandi notizie:
Mussolini dimesso, Badoglio Capo del Governo, la guerra continua.....
Quei pochi cittadini che avevano intercettato questa prima comunicazione, dopo
essere rimasti un istante come folgorati dalla novità e dagli eventi,
immediatamente, con bruciante desiderio di scambiare pareri ed impressioni con
altri, corsero a cercare gli amici, a destare dal sonno parenti e conoscenti per
annunciare loro la notizia.
Nella città oscurata, per brevi attimi, si accesero le luci nelle case, voci affannose
o tremanti di emozione, per la prima volta dopo vent’anni osavano gridare la
notizia da tanti anni attesa.
A rendere vieppiù significativa la descrizione dell’ambiente, prendiamo come
testimoni il gruppo di antifascisti cui si è accennato in precedenza.
Quei democratici cioè che abbiamo visto mettersi al lavoro per predisporre un
piano di attività sulla base unitaria delle rivendicazioni e dell’azione.
Mercé l’opera di due o tre componenti, che fecero in modo di ricercare e di
avvertire gli altri, dopo brevi ore il gruppo si riuniva nella casa privata di un
amico.
Non è possibile, evidentemente, ricostruire l’affannoso scambio di impressioni,
la conversazione animata e avveniristica che ne seguì.
Giova sottolineare che, a un determinato punto, si passò ad esaminare la
situazione locale per vedere cosa era possibile fare.
Non si pensò nemmeno lontanamente che la “gerarchia” potesse a Cremona
imbastire una qualsiasi difesa o reazione. D’altro canto su cosa mai essa avrebbe

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