Page 95 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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ignorata, almeno in provincia.
Nonostante la pomposa prerogativa di organo “supremo della rivoluzione
fascista” il Gran Consiglio in definitiva altro non era che un sinedrio di parata
per le esibizioni propagandistiche del regime e un mezzo, in talune occasioni, per
giubilare personaggi molesti o caduti in disgrazia attraverso i “cambi della
guardia”.
Non ci si aspettava, perciò, dalle deliberazioni di quell’organo alcun mutamento
di rotta o alcuna sicura precisazione.
Quasi certamente, alla fine dei lavori, un comunicato stampa avrebbe sbandierato
la decisa volontà del fascismo di continuare la guerra.
C’era una attesa popolare ma non si riferiva certamente alle deliberazioni del
Gran Consiglio.
L’attesa era riferibile agli eventi che già alitavano nell’aria, ad imponderabili
della storia tali che, magari da un semplice fatto di cronaca, potevano spazzar
via i detriti del mondo fascista già in dissoluzione e dare forza e respiro
all’evoluzione democratica nazionale.
Nella tarda serata e nella notte del 25 luglio dai microfoni dell’Eiar
cominciarono ad echeggiare voci e toni nuovi.

                              IL 25 LUGLIO A CREMONA

Non sempre la storia è idonea a fissare sulla carta per le future generazioni quel
complesso di sentimenti, di imponderabili, di piccoli fatti che, alla lunga,
contribuiscono invece alla costruzione di un evento veramente storico o almeno
porne le premesse.
Ma in determinate situazioni quel complesso, quel groviglio di piccoli fatti e di
stati d’animo particolari, ha la sua importanza per delineare un evento e porlo
nella luce migliore per lo studio e l’osservazione.
A maggior ragione ciò si rileva osservando, nell’ambito provinciale, le
conseguenze e le ripercussioni di un evento determinatosi su scala nazionale per
l’intervento di fattori anche provinciali che, insensibilmente ma profondamente
hanno operato a ciò che esso si verificasse.
Alla storia, perciò, occorre anche la cronaca, vale a dire un quadro provinciale
che tenga conto dei piccoli fatti avvenuti in provincia e dei sentimenti che il
popolo, rappresentato come amalgama di individui, provò in occasione del 25
luglio 1943.
La prima generale sensazione che colse in provincia l’animo di tutti fu la
sorpresa causata dall’avvenimento improvviso.
Può darsi che a Roma, capitale della diarchia monarchico-fascista, indiscrezioni
e voci fossero uscite nei giorni precedenti il 25 luglio, incontrollate e prossime al
vero, dagli ambienti della gerarchia e da quelli del colpo di stato monarchico.

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