Page 87 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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La Resistenza internazionale al nazi-fascismo vibra anch’essa sicura i suoi colpi
senza badare a sacrifici e alle perdite sanguinose. Improvvisamente anche il
popolo italiano, per uno di quegli imponderabili che decidono l’avvenire delle
nazioni, si unisce all'azione della resistenza europea.
Sono gli operai delle grandi industrie dell'alta Italia: di Milano, di Torino, di
Genova, di Sanpierdarena, di Sesto San Giovanni che compiono il grande gesto.
Centinaia di migliaia di lavoratori italiani: operai, impiegati, tecnici, incrociano
le braccia nelle fabbriche chiedendo la pace, chiedendo condizioni più umane di
vita, chiedendo la sicurezza del vivere per sé e per le famiglie.
La notizia delle grandi agitazioni (sono i primi grandi scioperi di massa da
vent’anni a questa parte) si sparge ovunque con la rapidità del fulmine.
Scioperano a Milano anche gli operai cremonesi ivi dislocati; tornando a casa
recano fra gli strati operai e della popolazione in genere il lievito e il fermento
delle nuove idee e dell’azione in corso. La gerarchia fascista viene presa da un
senso di impotenza di fronte agli eventi grandiosi. Cercherà in seguito con
comunicati stampa di minimizzare la situazione, di calmare il fermento con
promesse e con piccole concessioni.
Gli scioperi del marzo 1943 sono decisivi per la caduta della dittatura.
Essi dimostrano che ormai il regime non ha forza sufficiente per arginare la
crescente indignazione popolare; essi danno alle masse di popolo l’insegnamento
per le prossime lotte, stabiliscono davanti alla storia le responsabilità dei ceti e
degli istituti rappresentativi, costringendoli ad uscire dall’immobilismo che porta
l’Italia alla rovina.
Sotto questo punto di vista è sintomatico che il primo scrollone, il primo atto di
forza dell’opposizione democratica in Italia, sia compiuto dai lavoratori italiani.
Contro essi il regime aveva scatenato nel ’21-’22 la su offensiva, contro essi il
regime aveva esteso sul paese la cappa della dittatura.
Ora l’avversario che il fascismo credeva di avere abbattuto per sempre risorgeva
come Anteo e guardava dritto negli occhi il suo nemico che era anche il nemico
d’Italia.
GENESI E FORMA DEL MOVIMENTO CREMONESE DI LIBERAZIONE
La resistenza cremonese è la lotta che il popolo cremonese, uomini e movimenti
e masse organizzate e coscienti, impegna nel biennio 1943-1945 contro il terrore
nazi-fascista, per la salvaguardia dell’unità nazionale, per la conquista della
democrazia e di un avvenire migliore per la nazione. Essa è anzitutto lotta
organizzata.
Si esce cioè dalla precedente fase di opposizione sia pure attiva al fascismo, per
giungere a una forma più complessa di lotta in cui i partiti politici del
prefascismo, rinnovati nell’esperienza, nei quadri, nella strategia politica, si
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