Page 84 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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La propaganda fascista insisteva ancora sulla stampa e nelle adunate, sui suoi
temi triti e ritriti, cui più nessuno credeva.
Per esperienza le notizie politiche fornite dal regime venivano considerate come
artefatte e adulterate, quelle da settori di guerra riguardanti sconfitte venivano
date, con ritocchi e con giri involuti di frase ridicole per ogni cervello
raziocinante.
Ci fu allora la corsa ad attingere notizie alle fonti delle radio nemiche (radio
Londra, radio Mosca, più tardi radio Algeri) e di quelle naturali (radio
Monteceneri).
La schiera dei “fedeli di radio Londra” andò gradatamente aumentando. La città
oscurata, il timore di incappare, nei caffè o nei ritrovi, in qualche insidia dello
spionaggio fascista, inducevano i pacifici cittadini a restare in casa, in ascolto
davanti all’apparecchio radio che batteva i tre punti e la linea del segnale della
trasmissione di Londra.
La propaganda democratica, fatta con questo mezzo e tenuta in un tono
amichevole e modesto contro le retoriche amplificazioni della radio nazi-fascista,
convinceva gradatamente gli ascoltatori e contribuiva a creare uno stato di
sfiducia crescente nella gerarchia fascista, impotente a dominare la situazione.
Come si è detto in precedenza, questa escogitò il “contraddittore ombra” alla sua
stessa radio il quale contraddittore, su temi addomesticati, veniva messo nel
sacco dalle tesi fasciste, con divertimento sommo dei democratici che sin
dall’inizio non vi avevano mai creduto.
Il segno palese dell’irritazione della gerarchi era dato dalla potenza dei “disturbi”
coi quali si cercava di soverchiare l’esile voce del mondo libero che giungeva
attraverso l’etere.
Questa propaganda democratica, ribadiamo, fu un fattore notevole nella
creazione di uno stato d’animo collettivo contrario alla continuazione delle
guerra e del fascismo.
Altri però furono gli elementi decisivi già notati, tratti dalla reale situazione del
Paese.
Il regime aveva un bello sbandierare le vittorie germaniche, che in definitiva non
portavano ad alcunché di decisivo; aveva un bel da fare nel mimetizzare le
disfatte che diroccavano questo o quell'avamposto della fortezza nazi-fascista
ormai virtualmente assediata.
La popolazione cremonese non credeva più alle menzogne ufficiali del regime.
Essa aveva sotto gli occhi lo spettacolo di una situazione senza via di uscita se
non nel senso di un totale capovolgimento.
Assisteva alla lenta decadenza dell’economia provinciale, all’allentarsi dei
vincoli di moralità pubblica e sociale, all’abbassarsi graduale del tenore di vita e
del livello civile dei rapporti.
Le sciagure che cadevano immeritatamente sulla Patria; essa, con intuito
profondo, le rivolgeva ai veri responsabili del malgoverno e della prossima
disfatta.

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