Page 85 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Agli uffici postali, per il pagamento della misera indennità dei “presenti alle
bandiere”, vale a dire dei caduti in guerra, si affollavano sempre più frequenti le
folle delle madri o delle consorti.
Il mercato cessava il suo ritmo costante, privo ormai di approvvigionamenti, a
profitto della borsa nera.
“E’ un segno grave quando le donne si muovono”, diceva un rivoluzionario
francese, il Loustalot, nelle giornate dell’ottobre 1789 a Versailles.
Anche le donne italiane, anche le cremonesi difatti si muovevano. Nei negozi,
nei mercati i loro apprezzamenti sulla situazione erano più decisi e precisi che
non quelli degli uomini.
Esse toccavano con mano il fondo della miseria famigliare; più degli uomini
sentivano il cordoglio pei lutti e il timore per l’avvenire dei loro cari.
La situazione precipitava.
Precipitò improvvisamente in un tardo vespro dell’ottobre 1942.
In concomitanza con l’offensiva massiccia di El Alamein, spiegata dagli eserciti
alleati contro lo schieramento italo-tedesco nel deserto egiziano, squadriglie di
aerei pesanti inglesi bombardarono pesantemente le maggiori città dell’Alta
Italia.
L’azione su Milano, compiuta nel pomeriggio, fu particolarmente grave per la
mancata reazione della contraerea e per gli inesistenti servizi di protezione civile.
C’erano stare, finora, in alta Italia sporadiche azioni di bombardamento.
Particolarmente dura l’azione navale a Genova, i suoi gli echi si erano
distintamente uditi anche a Cremona.
Quel bombardamento di Milano, condotto di giorno con danni rilevanti, causò
nell’opinione pubblica un’impressione determinante.
A Cremona si era udito l’eco lontano delle esplosioni. Le masse degli operai che
rientravano la sera a casa recarono la visiva testimonianza dei terrori della guerra
cui il fascismo aveva votato il Paese.
Questa diretta testimonianza della guerra guerreggiata recata nel cuore della
Lombardia colpì l’immaginazione della popolazione cremonese così come, pochi
giorni dopo, la notizia degli sbarchi anglo-americani in Marocco e in Algeria.
Con matematica precisione gli anelli della lunga catena della guerra si serravano
gli uni agli altri: la penisola italiana era ormai direttamente investita dal fuoco
della guerra e stava cadendo l’ultimo diaframma rappresentato dall’esercito
dell’Asse, ormai virtualmente condannato.
Così si entra nell’ultimo inverno di guerra che prelude al 25 luglio 1943.
Questi mesi invernali sono caratterizzati dal sorgere e dal consolidarsi di un
effettivo movimento democratico per la pace e per l’abbattimento del fascismo.
L’antifascismo generico, un po’ di maniera, improntato alla propaganda che per
le vie dell’etere giunge in Italia, subisce la sua prima trasformazione.
Da generico ed indiscriminato sentimento esso si va trasformando in una forza
organizzata che ha per sua avanguardia i rinnovati partiti democratici.
Da generico anelito ad un mutamento esso si trasforma in un preciso movimento

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