Page 78 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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di guerra, anche perché pugni e calci dei bulli della Federazione cadevano sui
distratti o sugli affaccendati in altre cose.
In Piazza Roma, davanti all’ex edificio delle Poste, (si cantava) la canzonetta
“Isoletta dei pescatori” in sostituzione di “Faccetta nera” messa al bando per
ragioni razziali.
Il periodo euforico non tardò, però, a trasformarsi gradualmente in una fase di
apprensione, prima, che doveva poi sboccare in quella del terrore e della
desolazione.
Se è lecito usare un paragone che può offendere le nari del lettore fu come
quando, in una stanza prima ben aerata, comincia a diffondersi l’odore di un
corpo in putrefazione.
E’ prima un vago sospetto, diventa, poi, un tenuissimo sentore, diviene un alito
più avvertibile, rivela poi gradatamente la sua reale natura e tonalità.
Da qualche mese, nel settore voluttuario dei consumi, si erano avvertiti i primi
segni premonitori.
La ridicola campagna rivolta a far credere agli italiani che l’uso del caffè era
dannoso alla salute aveva persuaso questi che per molti anni avrebbero dovuto
accontentarsi del lungo brodo dei surrogati.
La comparsa di Starace, per le vie di Roma, su un biroccino a un cavallo aveva
segnato la scomparsa delle macchine private dalla circolazione per insufficienza
di benzina. Man mano altri prodotti pregiati si andavano rarefacendo anche per
l’incetta che veniva effettuata da individui senza scrupoli colla vista e colle mani
lunghe.
Nella tarda estate del ’40 la guerra era immobilizzata alla Manica. I prodotti di
prima necessità cominciavano a scarseggiare. La tanto vantata “autarchia” si
rivelava come un regime economico assolutamente insufficiente a soddisfare sia
i bisogni della nazione sia le pretese, in determinati settori, dal più forte e
affamato alleato.
Ma il regime manteneva ancora saldo il controllo della situazione interna anche
se i rovesci si presentavano all’orizzonte.
Questi però vennero più presto ancora del previsto, anche per la debolezza
dell’apparato militare del regime che consentiva negli avversari di sferrare su di
esso gli attacchi che ancora non potevano rivolgere ai tedeschi, per l’incoscienza
della stessa alta gerarchia che, con un colpo di mano, intendeva uscire dalla
guerra immobilizzata, che era la sua cancrena, per sfociare in quella di
movimento dove sperava di mietere allori e raccogliere bottino.
Fu la ignominiosa guerra intimata al popolo greco.
I soldati italiani, nella prima fase si batterono bene anche se mal guidati e per
scopi tutt’altro che sentiti.
Testimonianza anticipata di come si sarebbero battuti i partigiani per la causa
giusta e santa della libertà e della indipendenza del paese.
I soldati, dunque, si batterono bene; caddero in quelle azioni sulle quote contese
dell’Epiro e dell’Albania molti cremonesi.
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