Page 72 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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alle loro illusioni e alla convinzione che il successo della loro politica avrebbe
operato il consolidamento di una situazione ormai gravemente scossa.
All’infuori dei resoconti ufficiali e degli esaltatori ad ogni costo del governo,
anche nelle più buffonesche campagne (salto del cerchio di fuoco ordinato da
Starace ai gerarchi – il Voi – il passo romano – la mostra della rivoluzione – la
marcia della gioventù – la campagna del grano –eccetera) nell’opinione pubblica
veniva avanti un forte strato di democratici antifascisti che vedevano la stoltezza
politica del regime e attendevano il momento per (...organizzare una opposizione
che portasse al cambiamento...)
Il malessere si manifesta anche con tanta gente che criticava la politica del
regime contraria agli interessi di tutti i ceti produttori, che manifestava la sua
anima di avversione al regime col contegno passivo, colla resistenza inerte che
rispondeva alle trovate del regime colle barzellette e gli sfottò.
Solo chi ha vissuto quel periodo (povero e grande Brancati col suo “ il vecchio
cogli stivali”) può rendersi testimone dell’ambiente meschino e grottesco in cui
era ridotta la vita italiana.
Confusa e avvilita la cultura negli “Istituti fascisti di cultura”. A Cremona erano
riservati i fasti burleschi del “Premio Cremona” di pittura per le gesta fasciste e
gli scambi culturali con Hannover, mezzo di pubblicità per intellettuali di ogni
risma.
L’economia nazionale basata sui surrogati dell’autarchia e sulle pietose questue
di materiale pregiato o di prima necessità.
Come non ricordare a questo proposito la raccolta delle fedi matrimoniali che
dovevano servire a fare fronte all'assedio economico e il cui ricavato invece andò
a impinguare i fondi neri del regime?
Su tutto una cappa di silenzio e di conformismo piatto e opportunistico simile
all’atmosfera dei più oscuri tempi di schiavitù spagnola od austriaca. Silenzio sui
fatti internazionali la cui risonanza poteva danneggiare all’interno la dittatura e i
suoi uomini.
Silenzio sui fatti sporadici dell’opposizione interna.
Silenzio sugli scandali del regime qualificati come “cambi della guardia”.
Conformismo in tutto il resto: dalle uniformi civili per gli impiegati statali, come
se si vivesse nel regime zaristico, alle forme di piatta adulazione e di bassezza
proprie dei tempi del basso impero. Il livello della vita italiana era ben caduto in
basso dal periodo antecedente al fascismo.
E ben caduto in basso era il tono della vita cremonese rispetto ai tempi dignitosi
e, sotto un certo aspetto, eroici della fine del secolo e dei due decenni del secolo
nuovo. Cremona e Provincia si erano come inselvatichite. Il timore delle
delazioni, attraverso gli emissari dell’Ovra, il cipiglio grottesco dei segretari del
fascio e dei fiduciari rionali, il panico che i provvedimenti politici per qualche
risibile mancanza ( non esposizione della bandiera, non aver rivestito la camicia
nera nei giorni festivi, mancato saluto romano ai cortei etc.) portassero seco
l’espulsione dal partito e quindi la fame per l’immancabile licenziamento dal

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