Page 69 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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L’adesione dei giovani al “clima della rivoluzione” era sforzata e mancava.
Nella maggior parte dei casi la gioventù cremonese rimaneva inerte, cercando di
scansare le noie e i fastidi.
Molti ignoti giovani si orientavano però chiaramente su precisi indirizzi di
democrazia e di aspirazione ad ideali di progresso.
L’allontanamento della (… gioventù dal regime venne anche...) riconosciuta
ufficialmente, divenne un tema assiduo e di preoccupazione e non ebbe in
seguito alcuna soluzione.
Gli elementi che contribuiranno a costituire le forze di opposizione al regime
sono dunque delineati: vecchi democratici, giovani antifascisti, masse operaie e
contadine deluse dalle soluzioni date come palliativo alla oppressione di classe,
ceti medi i cui interessi verranno duramente colpiti dalla politica venturiera del
regime.
E’ anche doveroso per un obiettivo esame del periodo trattare
dell’atteggiamento., di riserva prima e poi di opposizione, dei gruppi
direttamente controllati dalla chiesa.
In alta Italia e nel cremonese, come si è visto, il partito popolare cattolico era
stato chiaramente progressista.
Nel cremonese durante gli ultimi tentativi di resistenza al sorgente fascismo esso
si era affiancato al movimento socialista.
Anch’esso perciò era stato duramente colpito nei suoi uomini dalla reazione
fascista e per resistervi aveva dato un contributo di sangue.
Il clero del Soresinese e del Cremasco, della campagna in genere, nutriva serie
diffidenze verso il fascismo anche quando esso, con la Conciliazione, aveva
assunto il ruolo non richiesto di protettore del Cristianesimo.
Nel 1931 una seria crisi di rottura si era determinata tra la Chiesa e il regime per
il fatto che quest’ultimo voleva ingerirsi nell’organizzazione interna dell’Azione
Cattolica.
Farinacci, vecchio massone ed esponente un tempo della “Giordano Bruno”, non
aveva esitato sul suo giornale ad accentuare i toni di una propaganda anticlericale
che toglieva anche motivo dal fatto che mons. Cazzani, restio anche per il
passato a portar le chiesa nella politica, non voleva intrigarsi col regime.
Quel dissenso ebbe fine per accordi in alto loco; ma, a parte qualche eccezione, il
clero cremonese rimase fuori dalla cerchia del regime.
Venne poi, su ignobile e pedestre imitazione del razzismo teutonico, la grottesca
e tragica messa in scena propagandistica del “razzismo italiano”.
La stupida trovata, che non aveva nessun riscontro nell’anima e nella storia del
popolo italiano, diede inizio a una serie di persecuzioni contro gli ebrei contro le
quali si elevò la protesta morale di tutti gli italiani.
La chiesa cattolica, interprete della sua dottrina e tradizione, a mezzo del
Pontefice e di molti Vescovi, alzò la sua voce contro l’aberrazione razzista. Il
Vescovo di Cremona non fu da meno. Ripetutamente e pubblicamente espose in
materia il punto di vista della Chiesa, contrario al mito della razza e alle

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