Page 66 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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problemi dell’economia, portano il governo e malauguratamente il paese sulla
strada della guerra.
La contraddizione dialettica del capitalismo italiano conclude così il suo ciclo di
ritorno al passato, contro i dettami risorgimentali, con la guerra: prima in Africa,
poi in Ispagna, da ultimo contro altri Paesi e quindi sul territorio nazionale.
La stabilizzazione interna su posizioni reazionarie determina la stasi anche della
società provinciale.
Abbiamo visto la provincia di Cremona dal ’60 al 1922 porsi arditamente sulla
via del progresso in ogni campo (…..alcune righe mancanti … ndc)
Si è vista la provincia di Cremona in talune iniziative tenere il primo posto tra le
città italiane.
Dal 1860 al 1922 Cremona è stata una zona di progresso, ha permeato la sua
anima popolare dei fermenti dell’avvenire, ha costruito solidamente le basi per
fare uscire la vita provinciale dallo stretto cerchio, dal cappio scorsoio in cui si
dibatteva dall’inizio dell’evo moderno.
Il fascismo ha arrestato tutto ciò; il fascismo ha fatto morire tutto ciò che toccava
con le sue mani impure; il fascismo ha cercato di soffocare l’anelito vitale di
progresso che animava uomini e situazioni nella nostra provincia.
Il progresso meccanico dei tempi ha consentito, in quel periodo, che la provincia
di Cremona seguisse la naturale evoluzione per quanto riguarda il miglioramento
del mezzi tecnici (motorizzazione, viabilità, edifici pubblici, etc.) ma il delitto
capitale, il crimine di lesa nazione evidentemente è stato commesso dal fascismo
strappando al popolo, togliendo alla nazione, la possibilità di continuare, nella
pace e nella concordia, l’evoluzione democratica che è l’unico serio fondamento
su cui stabilmente si può erigere l’edificio di una società moderna.
Su questo terreno l’azione fascista è stata quanto mai deleteria. Nella
demagogica affermazione della concordia sociale esso, sostanzialmente, ha
sovrapposto la classe padronale alle altre impedendo così la libera evoluzione di
queste a un progresso sociale che è il fine ultimo del risorgimento nazionale.
Esaltando i valori della “gerarchia” ha quindi favorito la diseducazione, la
corruzione, l’opportunismo personalistico.
Tutti i mali della dittature espressa da una cerchia di individui legati fra loro
dalla legge della prepotenza e del crimine.
La situazione provinciale cremonese si è stabilizzata a questo punto.
Con una corrotta e tecnicamente deficiente organatura politico-sociale della
trama gerarchica che regge le sorti della zona, appoggiata da un confidente strato
di capitalisti che vede in essa la sua salvaguardia da mutamenti sociali e
democratici.
La trama gerarchica allarga ovunque i suoi tentacoli, “borboneggiando” con le
feste e le saltuarie violenze, pompeggiando del consenso coatto delle “adunate”
sulla base delle “cartoline” da riconsegnare al gruppo rionale, tiranneggiando e
demoralizzando i timidi con le imposizione e con le minacce. Lo strato degli
indifferenti, che esiste in ogni epoca, cura i suoi interessi e si ridesterà solo

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