Page 65 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
P. 65
provinciale. Detenendo nelle sue mani le redini del monopolio politico ed
economico è in grado di controllare ogni manifestazione esteriore di opposizione
o di non conformismo.
La sua presenza nelle scuole da adito alla speranza dei gerarchi di creare una
generazione succube alla “educazione fascista”.
La viltà sostanziale dei primi “fiancheggiatori” trova riscontro nell’opportunismo
di ceti e di persone che identificano nel fascismo l’interesse della loro personale
carriera.
Le cariche accettate e lo zelo in esse impiegato, proporzionato alle loro
aspirazioni, sono naturalmente mimetizzati sotto l’equivalenza fittizia fascismo =
stato = nazione.
Un primo doppio gioco in atto come alibi morale del patteggiamento.
La cosiddetta “mobilitazione totalitaria” della provincia si ritiene così raggiunta
nel pensiero o nelle constatazioni apparenti dei ceti dominanti.
Espressione di questa creduta unanimità di consensi, oltre le oceaniche adunate
coatte di folla, è l’avvenuta consacrazione del periodo storico fascista negli scritti
di due protagonisti di esso: Paolo Pantaleo col “Fascismo cremonese” e lo stesso
Roberto Farinacci con “Storia del fascismo”.
Caratteristica della effettiva menzogna della consacrazione il fatto che
quest’ultima opera, com’è voce diffusa e rispondente al vero, non venne scritta
dal suo autore ufficiale, ma da un officioso scriba e compulsatore di documenti.
SORGE IL FASCISMO – INCOMINCIA LA RESISTENZA CREMONESE
La conclusione dell’avventura africana nel 1936 segna il punto massimo della
parabola fascista e al tempo stesso l’inizio del suo declino sia nella coscienza
popolare sia come forza attiva nel campo internazionale e interno.
Prima di notare questi imponderabili segni giova brevemente fare il punto della
situazione.
La stabilizzazione immobilistica del regime, nonostante le vanterie in contrario
della propaganda, costituisce un dato di fatto immutabile. Detta stabilizzazione,
senza tener conto naturalmente del progresso meccanico dovuto alle forze
proprie della società italiana, forze che nemmeno il regime fascista poté
totalmente comprimere e dominare, viene fatta sostanzialmente su posizioni
reazionarie animate dalla volontà di autoconservazione.
Il regime fascista nella sua prima fase, oltre l’aspetto fenomenico di ritorno al
passato oscurantistico, ebbe indubbiamente il carattere assegnatogli dalla classe
borghese dirigente per la salvaguardia del monopolio capitalistico.
La seconda fase “imperiale”, a parte la verniciatura propagandistica della
“nazione proletaria” e dei destini nazionali, si ispira eminentemente agli interessi
dei ceti capitalistici che, incapaci di risolvere in Italia i sempre più aggrovigliati
65