Page 61 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Disoccupati, ben s’intende, registrati all’ufficio di collocamento restando esclusi
coloro che ad esempio erano stati, qualche anno prima, esonerati dalle pubbliche
amministrazioni per scarso rendimento, come i ferrovieri licenziati per avere
partecipato agli scioperi.
Diminuzione dei salari e disoccupazione incidevano pertanto fortemente sul
tenore di vita famigliare e sull’intera economia cittadina e provinciale.
Il tono di questa gradualmente diminuiva. Non si era più in ascesa come in
precedenti periodi, ma alla stasi, mantenuta a stento, facevano seguito fasi di
slittamento verso inferiori quotazioni.
La quota novanta e le ripercussioni della crisi mondiale del 1929 si
ripercuotevano fatalmente in Italia e nella nostra Provincia. Si salvavano i grossi
reddituari agrari, mentre le piccole imprese industriali precipitavano e gli
affittuari venivano gravemente colpiti.
Nella relazione finale alla “Monografia statistico-economica della Provincia di
Cremona per il 1927-1930” è detto:

“La sua agricoltura, che nel nel risparmio dei tempi passati ha avuto dovizia di
tutto quanto la terra potesse desiderare di scorte vive e morte, di fabbricati rurali,
di bonifica, ha diritto a un respiro di sollievo.
I tempi volgono ancora tristi. Il frumento è abbondante in quantità, ma il suo
prezzo, per quanto difeso dallo Stato; è al di sotto di una media di legittima
risorsa; il granoturco è insidiato dalla siccità e mentre l’agricoltore del territorio
irriguo lo difende con la risorsa dell’acqua del canale, l’agricoltore del territorio
asciutto deve falciarlo per usarlo in mangime e lettiera del bestiame; dura sorte è
anche destinata all’erba per il foraggio.
Il latte è tutt’ora il prodotto sul quale la nostra agricoltura meno ha risentito del
duro ribasso.
La produzione bozzoli non ha dato al produttore nessuna risorsa. Il proprietario
della terra affittata aderisce, con l’affitto che gli viene corrisposto in base al
prezzo dei prodotti agrari, a questa crisi del fittabile che riesce così meno dura
nelle sue estreme conseguenze, mentre anche la mano d’opera va adeguandosi ai
nuovi prezzi consentendo diminuzioni di salario (sic !).
L’industria partecipa della della crisi generale e stabilimenti importanti si sono e
si vanno chiudendo, altri diminuiscono le loro maestranze, altri lavorano a turni.
(Anche il commercio ...)
disciplinata l’apertura dei negozi, ha un andamento ridotto.
Le Banche hanno pletora di risparmio perché i depositi sono aumentati mentre
procedono con giustificata lentezza nei fidi. D’altra parte è generale il bisogno di
una disponibilità di denaro che permetta agli scambi un ritmo meno gravemente
difficile. Le speranze di un avvenire prontamente migliore sono nelle previsioni
di tutti. I consumi si sono già ridotti. Le spese voluttuarie di molto falcidiate. La
volontà del lavoro ispirato a maggior personale sacrificio, è penetrata nella
grande massa”.

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