Page 60 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Il corpo sociale cremonese sostanzialmente dunque in questo periodo si adagia in
una stasi di immobilismo, rotta talvolta, come si diceva, alla superficie o da
iniziative generali del regime o da naturali reazioni ad atti o fatti in troppo
stridente contrasto coll’economia e coll’assetto provinciale.
C’era stata, è vero, di mezzo la guerra mondiale con tutte le sue gravissime
ripercussioni.
Il periodo “dell’aggio della carta sull’oro” era ormai il ricordo storico di una
generazione italiana.
L’aggravio economico che veniva allo Stato dai debiti di guerra, dall’opera di
ricostruzione, dalla trasformazione dell’industria di guerra in industria di pace
venne, colla facile disinvoltura possibile a un regime autoritario, posto sulle
spalle della media e minuta borghesia e della classe lavoratrice.
Ciò si ottenne in due modi: gravando il peso tributario indiretto sui consumi,
diminuendo i salari e licenziando mano d’opera colla applicazione della formula
tayloristica nelle imprese private e statali.
La diminuzione dei salari o stipendi è un fatto costante in questo periodo.
Si vedano ad esempio i salari medi orari per il 1928-29-30 per le singole
categoria di lavoratori dell’industria:

             1928      1929  1930

Muratore     2.89      2.82  2.78

carpentiere  3.15      3.10  3.07

fabbro       3.05      3.00  2.97

falegname    3.02      3.00  2.97

manovale     2.08      2.05  2.03

terrazziere  2.08      2.05  2.03

meccanico    3.23      3.20  3.17

boscaiolo    2.89      2.85  2.74

In media dal 1928 al 1929 c’è stata una diminuzione del 4% e così pure dal 29 al
30.
Per quanto riguarda il personale occupato nelle aziende agricole del cremonese si
nota che, rispetto alle due annate agrarie 1929-30 / 1930-31 vi è stata una
diminuzione di salari che per i salariati fissi risulta del 17%; per i braccianti 14-
16%; per i giornaliere obbligati del 13-15% e per gli avventizi del 15-16%.
(Patto colonico 31.5.1932 con decorrenza retroattiva dal novembre 1931 ndc)
Il passo indietro fatto rispetto alle migliori condizioni delle tariffe salariali e dei
patti colonici stipulati dal 1919 al 21 risulta evidente.
Alla graduale riduzione dei salari fa riscontro inoltre il dilagare della piaga della
disoccupazione. Nel periodo considerato, il punto massimo della disoccupazione
è dato dal gennaio 1930 con 9.531 disoccupati di cui oltre 200 in agricoltura;
l’anno precedente i disoccupati erano 9.521.

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