Page 48 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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A testimonianza di questo stillicidio di sangue ed a ricordo di tutti i caduti per la
causa democratica, basti ricordare il solo nome di Attilio Boldori.
Capi lega, semplici lavoratori, democratici onesti e sinceri caddero sotto il
piombo fratricida.
La seconda forma della tattica fascista era rivolta all’annientamento della vita
democratica colla violenta espulsione dei rappresentanti dei partiti avversi dalla
amministrazioni e da tutte le istituzioni rappresentative, cui legittimamente
stavano alla testa come eletti del popolo.
Il clima di aperta violenza, di sopraffazione, di sangue e di saccheggio si
estendeva man mano a tutta la provincia.
Il 1921 è l’anno in cui il fascismo cremonese comincia ad apparire alla ribalta di
una sinistra notorietà nazionale per l’attività dei suoi uomini e per i metodi
bestiali adoperati.
A questo punto giova inserire qualche nota sul comportamento dell’apparato
statale.
Se in sede parlamentare o governativa si può parlare di “capitolazione” fatta di
disarmo morale, di acquiescenza o, in deplorabili casi, di intima soddisfazione,
nel caso degli organi burocratici e della struttura permanente dello stato si deve
semplicemente ed onestamente parlare di omertà e di connivenza.
I Prefetti che si susseguirono a Cremona, specie nell’ultimo periodo, erano
chiaramente infeudati al fascismo e al suo modo di considerare la situazione
provinciale. La Questura e gli altri poteri di vigilanza e repressione (guardia
regia) appoggiavano apertamente l’azione brigantesca e le aggressioni isolate
senza nemmeno salvare la faccia.
Basta scorrere la “cronaca” del quotidiano locale dell’epoca.
Gli aggressori fascisti negli “incidentini” (così testualmente i giornali
chiamavano le aggressioni) non venivano nemmeno arrestati, gli altri, quelli che
reagivano, venivano immediatamente passati alle carceri anche se era chiaro
come la luce del sole che essi avevano agito per legittima difesa.
Anche taluni Magistrati agivano nell’aperto disprezzo delle norme di legge.
Se il Procuratore del Re di Cremona veniva (tarda resipiscenza del ministro)
telegraficamente trasferito a Catanzaro ciò significava che, fin dal '22, la spada
delle giustizia si impigliava già nella rete connivente dell’omertà.
Citiamo come esempio il caso del processo a carico di un ferroviere aggredito in
casa sua da squadristi che, a mezzo di scale, tentavano penetrarvi attraverso il
balcone.
Il ferroviere, per difendersi o chiamare soccorso, aveva sparato un colpo di
rivoltella.
La scalata a mano armata era avvenuta in una strada centrale di Cremona. Era un
po’ il caso che sarebbe capitato ad Emilio Lussu nella sua casa in Sardegna.
Ora, invece di arrestare gli aggressori, invece di colpire duramente coloro che
turbavano, in un modo così grave, l’ordine pubblico, la Procura ordinava di
procedere contro l’aggredito che veniva, per di più, condannato ad alcuni anni di
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