Page 50 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Cremona che per più di quarant’anni, dall’assassinio del dottor Fieschi, non
aveva più assistito a delitti occasionati da motivi politici, Cremona educata ai
grandi ideali del Risorgimento, agli umani ideali del socialismo, Cremona era
divenuta la giungla selvaggia ove, a ogni passo, a ogni arbusto, si nascondevano
masnadieri armati pronti a sfogare nel sangue e nelle sevizie la foia di libidine
cumulata nelle orge di alcool e cocaina pagata col soldo dei venturieri stipendiati
dalla reazione.
E giorni foschi, nel tragico luglio 1922, ben ne trascorsero dalla gazzarra fascista
in piazza del comune contro gli amministratori quando alla ribalta, fra i
capintesta del fascio, comparvero anche i ruderi delusi dell’antico regime, fra cui
il trombone civico Alfonso Mandelli voglioso di soddisfare le voluttà di primo
sindaco fascista, fino alla giornata in cui la Camera del Lavoro, le tipografie dei
giornali del popolo vennero assalite, devastate, incendiate.
Inquadrati dalla guardia regia, gli squadristi della provincia e le bande dei
“camerati” di altre località si diedero impunemente a scene selvagge di violenza
e di rapina.
Da un treno speciale scendevano reparti armati del 49° e 79° Regg.to di Fanteria
con sezioni di mitragliatrici per tenere l’ordine: sarebbero bastati due squilli di
tromba e quattro mitragliatrici piazzate nei punti nevralgici per disperdere in
fuga, come grano lanciato dal ventilabro, la canea urlante e minacciosa.
Il colpo di stato, frutto dei sogni nostalgici e della politica di repressione, era
nell’aria.
Non c’era nulla da attendersi dai pubblici poteri, tremebondi o infeudati e
complici del fascismo. Questo passava tra la viltà e la complicità dei ceti egoisti.
Il poeta della terza Italia, di fronte a simile spettacolo di bassezza e di
dissipazione dei più alti valori morali e civili della nazione, con maggiore verità
avrebbe sdegnosamente ripetuto la sua tragica invettiva:

                            e il tradimento e la vigliaccheria
                            si come cani in piazze
                            ivi si accoppiano anche; ebbra la ria
                            ciurma intorno gavazza
                            E i “viva” urla all’Italia

Contro la viltà e il tradimento dei complici, contro la forza bruta delle falangi dei
nuovi “centurioni”, solo i movimenti popolari in questo particolare momento
scesero in campo ad affrontare la furia scatenata. Ed è interessante vedere come
si è operata, al primo insorgere della reazione, la prima opposizione, la
organizzata resistenza dei partiti democratici.
Sorti questi nella fase umanitaria e civile della evoluzione, con programmi che
tendevano all’elevamento attraverso la propaganda, non avevano curato o non si
erano preoccupati di costituire formazioni armate e militarmente organizzate. Le
bande nere organizzate con l’unico obiettivo di mettere in campo dei

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