Page 45 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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trattamento.
Fu così l'urto violento fra le due concezioni: quella democratico-progressista e
l'altra conservatrice-reazionaria.
Non è qui il caso di rifare mese per mese la cronistoria provinciale dei
movimenti popolari i quali, passando di successo in successo, riuscirono a
conquistare la maggioranza negli organismi amministrativi.
Lo stesso avvenne nel settore del lavoro ove i sindacati giunsero ad affermazioni
a conquiste graduali già programmate nell'anteguerra ed ora finalmente
raggiunte.
Contro questa situazione, densa di avvenire per i ceti socialmente diseredati, si
spiegarono le forze della reazione prima divise e discordi, poi unite in un fascio
di propositi e di programmi.
E sorse il fascismo.
In campo nazionale il fenomeno fascista si presentò sotto due aspetti che si
fondevano in un'unica maschera tragica: quella della dittatura.
Da un lato il fascismo rappresentò la dura oppressione di classe nella sostanza
delle cose e nella volontà dei ceti egoistici da cui esso era finanziato e sostenuto.
Dall'altro lato, subordinatamente al primo aspetto, esso rappresentò la reazione
dittatoriale vagheggiata dai sottofondi della società italiana, volta
all'annullamento delle conquiste democratiche del secolo di lotte risorgimentali.
Questo secondo aspetto era soprattutto determinato dalla prima istanza fascista di
interrompere il progresso delle forze popolari essendo chiaro e provato che nel
regime democratico queste avrebbero potuto trasformare la società, agendo nella
legalità e nel programma patriottico del Risorgimento.
Come tutti i movimenti di reazione il fascismo non ebbe mai una dottrina, se non
di accatto, raffazzonata sui testi dei così detti “precursori”.
Il programma politico si adattava e si circoscriveva alle contingenti e notevoli
situazioni tattiche nel versipellismo e dilettantismo del suo autorevole capo.
E di questo sostanziale adattamento alle situazioni il fascismo diede prova sin dal
suo stesso sorgere.
Dopo la guerra che aveva sconvolto e diroccato stati, istituzioni, mentalità che
sembravano immortali, il fascismo che nella sua espressione di gruppi
interventisti si proclamava movimento “socialista di produttori” si atteggiò a
partito giacobino in concorrenza addirittura col movimento anarchico, del quale
“ il Popolo d'Italia” recò articolo elogiativo.
Erano le premesse diciannoviste (che saranno riverniciate con smalto teutonico
nel periodo repubblichino).
Con esse, nel triviale macchiavellismo del fondatore, si cercava di far breccia sul
sentimentalismo ingenuo ed innocuo dei giovani e meno giovani argonauti del
vello patriottico, vello da porre al centro dell’altare fra i simulacri delle altre
divinità dell’epoca: democrazia, socialismo, anticlericalismo, repubblicanesimo
dannunziano.
Il programma diciannovista, estremista e sociale, venne sbandierato nelle prime

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