Page 53 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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processo di degradazione del sistema democratico e opposto una resistenza quasi
insuperabile al fascismo.
A Cremona i dirigenti delle citate organizzazioni videro la giusta prospettiva da
dare alla lotta contro il fascismo.
Il “Patto” firmato dai dirigenti Socialisti e Popolari (Sasdelli – Morelli – Avv.
Zanoncelli – Avv. Volontè – Gaetano Zanotti) era posto sulle seguenti basi:
intesa sul terreno sindacale per difendere e riconquistare i diritti dei lavoratori
organizzati; intesa nel campo amministrativo per salvaguardare la libera attività
delle amministrazioni; accordo su azioni politiche che si ritenessero necessarie
per arginare il fascismo.
Come si è visto detta alleanza, che costituiva un serio ostacolo al fascismo, colpì
fortemente la sensibilità tattica di quest’ultimo che avvertiva chiaramente che
dalla unità dell’antifascismo, come avverrà poi nella lotta di liberazione guidata
dal C.L.N., sarebbe derivata la sua fine ingloriosa.
La reazione cremonese fin da allora comprese ciò ed in una assemblea del fascio
si denunciava “la provocazione migliolina e socialista che, in un ibrido patto di
intesa, hanno lanciato una sfida al fascismo cremonese”.
Sventuratamente i tempi non erano maturi per una sostanziale identità
antifascista, cioè democratica. Sarebbe occorsa la crisi Matteotti per dare
all’antifascismo il senso dell’unità e sarebbe stata necessaria, in prosieguo di
tempo, la lotta partigiana per cementare l’unità democratica nel crogiolo rovente
della battaglia. Allora, nonostante il monito di Cremona, la lezione fu perduta per
i dirigenti nazionali dei Partiti Democratici.
Molti pregiudizi non erano ancora caduti; c’erano, da parte dei gruppi
democratici reclutati nei ceti della borghesia, ancora molte riserve e illusioni. Si
confidava che la corona non si sarebbe troppo scoperta, così come sempre nella
storia era stata la tattica savoina di governo. Si sperava nell’assorbimento del
fascismo nell’alveo di una legalità pseudo costituzionale. I frutti si sarebbero
visti a breve distanza di tempo. “Frutti di cenere e di tosco”.

         COSE E UOMINI DEL “DUCATO” FASCISTA DI CREMONA

Una corrispondenza trasmessa da Cremona all’Avanti!, quotidiano del Partito
Socialista, nel settembre 1923 diceva, dopo aver illustrato arbitrii polizieschi
circa una raccolta di sottoscrizioni e proibizioni ai giornalai di esporre il
giornale: “dopo i ripetuti casi di violazione delle norme costituzionali culminati
in talune località coll’asportazione dalle edicole e col rogo del nostro giornale ci
si domanda se Cremona faccia parte del Regno o se invece costituisca uno stato a
sé”.
Pochi mesi dopo il “Becco Giallo” della prima serie, vale a dire del tempo
glorioso della battaglia democratica, recava una vignetta che rappresentava una

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