Page 44 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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politica non esitarono a sferrare la loro controffensiva.
Questo è un punto che deve essere trattato con la massima obiettività e sincerità.
Le masse smobilitate che si rovesciavano sul paese tornando dalla guerra col solo
viatico del pacco vestiario e della ipotetica “ polizza” si attendevano giustamente
che lo stato, accogliendo i voti della nazione fatta di lavoratori e di minuta e
media borghesia, ponesse risolutamente le premesse per un rinnovamento
sociale e democratico.
Le speranze andarono ben presto deluse.
Terminata la guerra i ceti conservatori pretesero, non soltanto di nulla concedere
a chi tutto aveva dato, ma anche di addossare le spese della trasformazione
dell'industria di guerra in industria di pace e il costo della ricostruzione del paese
sui ceti lavoratori e dei piccoli risparmiatori.
Nella carenza assoluta di adeguati provvedimenti da parte degli organi dirigenti
dello stato i movimenti popolari, che raccoglievano l'appoggio delle grandi
masse scontente e deluse, iniziarono ben presto potenti azioni nel paese per
ottenere dall'interno la trasformazione dello stato e l'accesso delle forze
produttive nel ciclo economico nazionale.
Nel quadro del generale sommovimento europeo di idee e degli eventi
rivoluzionari a Oriente e nel cuore del continente si inseriscono le vicende
italiane del primo dopo guerra.
Fu facile alla propaganda fascista degli anni successivi gabellare il movimento
delle masse lavoratrici per un piano rivolto alla trasformazione violenta
dell'assetto sociale e politico con caratteri antipatriottici e antiprogressisti.
A quest’opera subdola di travisamento delle realtà contribuirono, senza volerlo,
sentimenti e movimenti incontrollati di masse immature e atteggiamenti non
realistici, ma massimalistici, di partiti politici.
Sostanzialmente l'attività delle masse, a torto considerata e gabellata per
sovversiva, mirava a fare rientrare le correnti evoluzionistiche nell'alveo della
vita italiana.
Lo scompenso provocato dalla situazione bellica sull’evoluzione italiana, si
ripercuoteva sulle prime vicende del dopo guerra.
In questo periodo l'azione dei ceti democratici si rivolgeva allo scopo di superare
le remore frapposte al movimento naturale che doveva sfociare nella sua ultima
fase.
Se lo Stato italiano, avesse adottato misure e riforme adeguate ai sacrifici fatti
dai ceti diseredati per il raggiungimento dell'unità nazionale, la situazione si
sarebbe indirizzata nella grande corrente storica del rinnovamento democratico e
sociale conforme ai destini indicati dal Risorgimento.
Sventuratamente per l'Italia ceti egoistici e gruppi retrivi, chiusi nella
contemplazione dei loro interessi particolari ed ipnotizzati nel cerchio magico del
mito di soluzioni di forze per arrestare il progresso, non compresero il profondo
significato dei movimenti di massa, di idee dei reduci della guerra, di richieste
delle masse dei lavoratori, dei ceti medi impoveriti e auspicanti un più equo

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