Page 42 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
P. 42

rintronarono sinistramente colpi di rivoltella sparati dalle due parti in rissa.
Il fatto, guardato allora con orrore, doveva nel dopo guerra divenire una cosa
consueta col quotidiano stillicidio di sangue e di vittime.
Venne infine la guerra deprecata o benedetta dagli uni e dagli altri e l'eco solenne
della grande ora faceva cessare le gare ponendo gli Italiani davanti alle loro
responsabilità, che evidentemente erano più gravi per coloro che avevano voluto
entrare in guerra.
La grande massa dei cittadini in grado di portare le armi partiva per il fronte.
Provincia eminentemente agricola, Cremona inviava migliaia e migliaia dei suoi
contadini a combattere sulle petraie e sulle quote contese del Carso.
Pochi in città, non essendovi o quasi industrie protette, gli “esonerati” fra gli
operai.
Fra questi pochi gran parte dei redattori della “Squilla”, il settimanale
interventista da cui sarebbero derivate la farinacciana “ Voce del popolo
sovrano” e poi “ Cremona Nuova”.
Essendo la gran massa dei lavoratori partita per la guerra, cessavano in provincia
le sane competizioni del lavoro. I comuni amministrati da elementi democratici
continuavano l'ordinaria amministrazione profondendo inoltre, per quanto
potevano, tutto il disponibile nell'assistenza alle famiglie dei richiamati e nella
pubblica beneficenza.
L'economia provinciale per le restrizioni imposte a determinati settori produttivi
diminuì gradatamente il suo livello. Il tenore di vita dei ceti poveri e medi per
l'inflazione crescente, l'aumento dei prezzi, la stasi dei salari, calò rapidamente
nei confronti dell'agiatezza cremonese del decennio anteriore.
Si andava però creando (fenomeno prodotto da ogni guerra e che arriverà
all'acme nel secondo grande conflitto) una categoria di speculatori e di
sfruttatori, che col commercio dei generi contingentati, con le forniture al
Governo, colla speculazione in compra vendita di titoli e di fondi, arricchiva
rapidamente.
Sono i “pescicani”, cui faranno poi degno riscontro i borsari neri, loro degni
colleghi del secondo dopo guerra..
Mentre la vita politica negli strati popolari e democratici stagnava per le ragioni
anzidette, dall'altra parte si lavorava con assiduità per conquistare le posizioni,
che per lo stato di guerra erano state sguarnite dai movimenti democratici.
Veniva costituita la “Federazione delle Leghe Autonome”, una organizzazione
sindacale con indirizzo scissionista nei confronti del sindacato di classe e di
quello cattolico dichiaratamente neutralisti.
Gli interventisti, rimasti a casa a propugnare l'intervento mentre durava la guerra,
davano vita inoltre a embrioni di organizzazioni politiche quali la “Lega
Patriottica” e il “Fascio Antibolscevico”.
Chiarissimo traspariva da queste organizzazioni non l'intervento unitario di
potenziare al massimo le risorse materiali e morali della nazione per superare
l'ardua congiuntura, ma le velleità, invece, di approfittare dello stato di guerra

                                       42
   37   38   39   40   41   42   43   44   45   46   47