Page 41 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Palazzo Venezia all'Arengo della nostra Piazza Duomo, cercò di inculcare nelle
giovani generazioni.
Il neutralismo anzitutto non fu una posizione antipatriottica ma la nobile
aspirazione dei ceti democratici e de lavoratori a mantenere il paese in pace al di
fuori di una catastrofe mondiale, dalla quale o vinti o vincitori, si sarebbe usciti
in una crisi di proporzione gigantesca.
D'altra parte il problema dell'unità nazionale, come era avvenuto in altri periodi
storici del Risorgimento, poteva essere raggiunto con le arti politiche della
diplomazia, così come auspicava Giolitti col suo “ parecchio” nei confronti della
faciloneria reazionaria di Salandra.
Ci sono difatti tutti i dati per credere che la vecchia classe dirigente moderata-
monarchica spingesse alla guerra prima in alleanza cogli imperi centrali, poi
assieme ai governi dell'Intesa, essendo contrastata dall'avanzata delle forze
popolari. Secondariamente è ormai dimostrato che i sostenitori della tesi
neutralistica in guerra fecero bravamente il loro dovere, mentre molti
interventisti (e a Cremona si potrebbero fare nomi e precisazioni) rimasero
cautamente al sicuro nei “ boschi “ propizi o delle Ferrovie dello Stato o di altre
amministrazioni pubbliche.
Il secondo punto della propaganda fascista è facile da ribattere quanto il primo.
Non tutti gli interventisti furono veramente combattenti: molti inalberarono il
cartello “armiamoci e partite”mentre molti altri, dal 1919 al 1945, furono
chiaramente e decisamente sulla barricata antifascista in difesa delle libertà
democratiche.
Liberato il campo dalle tesi fallaci della propaganda fascista si può affermare, in
tutta sicurezza e obiettività di giudizio storico, che le forze più consapevoli delle
responsabilità che investivano le sorti della democrazia e del paese, furono i
raggruppamenti politici che sostenevano la tesi della neutralità: partito socialista,
movimento cattolico, gruppi di democrazia laica e patriottica.
Indubbiamente questi movimenti avevano dietro di sé la grande massa del
popolo italiano, i ceti produttori, l'anima progressista e conservatrice al tempo
stesso del paese.
Sventuratamente in un paese di giovane democrazia come l'Italia, le forze
reazionarie, quelle che sarebbero divenute nel dopoguerra le forze del colpo di
stato, avevano complici e alleate le potenze della burocrazia, del capitale italiano
e straniero, delle sette segrete.
Taluni strati della minuta borghesia, più facilmente emotiva e suggestionabile ai
richiami che potevano sembrare patriottici, dimostrarono ed agirono come se la
guerra (naturalmente non prevista né così lunga né così sanguinosa), dovesse
essere il vaglio del patriottismo.
Vennero a Cremona in quel tempo i deputati belgi Lorand e Destrè ad agitare la
causa della loro patria. Venne il 29 dicembre 1914 Cesare Battisti.
Il dissidio fra le due correnti politiche si dimostrò sempre più inconciliabile. Per
la prima volta nella storia politica di Cremona, per le vie e le piazze cittadine

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