Page 40 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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proprio patibolo per il popolo italiano.
Di questo travestimento sostanzialmente reazionario, dopo aver tentato quello
sovversivo, si servirà il fascismo, in avvenire, con successo maggiore di quello
dei ben pettinati nazionalisti nostrani.
Il nazionalismo futuristico del primo anteguerra resta però più che altro un
fenomeno da grandi città come Roma, Firenze, Venezia.
Gli Andrea Sperelli provinciali, che hanno assaggiato Nietzsche attraverso
D'Annunzio, non si azzardano ad uscire dal caldo nido del moderatismo
tradizionale.
Questa resta perciò la forma in cui si traducono in provincia le velleità e le
aspirazioni a una politica di rimpianti e di colpi di forza contro l'evoluzione
democratica.
Ça va sans dire, i legami fra i moderati e le forze del capitalismo agrario sono
costanti e continui. L'economia cremonese dal 1904 al 1914, nel quadro del
generale rifiorimento italiano prospera e si amplia. Naturalmente essa si basa sui
fondamentali prodotti dell'agricoltura: cereali, bestiame, latte, bozzoli, mangimi e
sulle industrie di trasformazione dei vari prodotti agricoli oltre che su una
modesta sebbene avviata industria vera e propria.
Il tenore di vita della popolazione ha fatto, dalla fine del secolo XIX, progressi
inestimabili.
All'atroce miseria dei salariati e dei braccianti, alla vita stentata per gli operai,
alla povertà segreta della minuta borghesia di un tempo fanno ora riscontro un
tenore di vita e una dignità di esistenza veramente superiori al previsto.
Ciò è dovuto in parte al generale progresso economico industriale, ma è stato
però strappato sia con la lotta sia per concessioni sulla base del divenire
democratico e sociale.
Se la conquista del Comune di Cremona da parte delle forze popolari socialiste,
dovuta all'estensione del suffragio elettorale e non prevista nemmeno dagli
organi dirigenti del Partito, divenne fonte di polemica fra i movimenti sconfitti e
creò preoccupazioni e rammarico nel seno della vecchia classe dirigente che
ormai si vedeva minacciata nelle sue posizioni, lo scoppio della grande
conflagrazione mondiale diè inizio ad una polemica ancor più vivace.
Diciamo polemica usando un termine quasi eufemistico, per alludere al profondo
dissenso di tattica sulla politica internazionale che intaccava profondamente la
stessa ideologia dei partiti, in contrasto fra loro e al lorointerno. L'animo degli
iscritti era turbato, preso nel dilemma tra convinzioni personali e disciplina e
dottrina tradizionale del movimento.
La faciloneria propagandistica del fascismo, che si basò in seguito sui ricordi
della “bella guerra”, volle trarre a questa complessa lotta politica le illazioni più
favorevoli alla sua tesi richiamandosi a due commi:
Il neutralismo fu una posizione antipatriottica.
Tutti gli interventisti divennero in seguito nazional-fascisti.
Ora è facile demolire questo mito che la propaganda piazzaiola, dal balcone di

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