Page 39 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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lucidissimo cervello: Ettore Sacchi.
Altri, e in modo degno, l'avvocato Giacinto Cremonesi, ha tratteggiato dopo la
liberazione, la figura di questo cremonese lumeggiandone il carattere, la dottrina,
la dirittura morale.
Importa a noi sottolineare il potente contributo che Ettore Sacchi diede dal 98 al
900 per impedire lo slittamento delle istituzioni nazionali verso una forma di
fascismo “ante litteram”.
Importa attestare e sottolineare la virtù degli uomini politici del periodo anteriore
al fascismo, l'onestà di Ettore Sacchi uomo e professionista, che dalla vita
politica, all'avvento da lui deprecato dal fascismo, si ritrasse, galantuomo,
patriota senza macchia, statista del vecchio stampo.
Il movimento democratico-radicale rappresentava dunque una forza in declino
pur se ancora robusta e rappresentativa. Esso era rappresentato nei consessi
provinciali e comunali da uomini di valore le cui concezioni erano però, forse un
po' troppo, legate ad una politica e ad un programma superato.
Aveva connessioni col mondo finanziario industriale e sentiva, abbastanza
fortemente, il vincolo della “ loggia”.
E' stato forse questo ultimo legame ad influenzare, data la posizione interventista
della massoneria, l'atteggiamento della maggior parte dei radicali, divenuti
sostenitori dell'entrata in guerra dell'Italia passando sopra l'ideologia pacifista di
E. T. Moneta.
Dietro questi partiti, quasi confinato nella penombra del sottofondo politico,
esisteva, allignando tra piccole gare, scambietti politici, ricevimenti in Prefettura,
il movimento dei moderati: monarchici e liberali, reazionari tiepidi e aperti
reazionari in vena di camuffamento.
Più che un vero e proprio movimento è questo uno stato d'animo, un'opinione, un
fenomeno qualunquista ante litteram fatto di rimpianti dei tempi passati e di
aspirazioni confuse ad un ritorno all'antico regime.
Vi si confondono i residui della vecchia consorteria lombarda, che aveva
plaudito le cannonate di Bava-Beccaris contro case operaie e il convento dei
Cappuccini a Porta Monforte di Milano, i discendenti del reazionarisno
austriacante, i vecchi e nuovi arnesi dell'egoismo di classe che vorrebbero
contendere ai contadini i miseri aumenti sui salari di fame e costringere le
lavoratrici dei campi a pagare con giornate di zappatura del granoturco il caldo
animale delle stalle durante l'invernata.
In quegli anni, novità italiana di marca francese (alla Charles Maurras), si era
andato diffondendo in Italia il Movimento Nazionalista con intendimenti
imperialistici (Il Regno di Federzoni) sotto il cui orpello parolaio e salottiero si
occultavano velleità e propositi antisociali di politica dura contro il
parlamentarismo, il socialismo e in genere contro l'evoluzione democratica.
Il nazionalismo cioè, compreso della necessità di camuffarsi sotto vesti nuove,
assume l'aspetto di un movimento di avanguardia, celando nel suo cavallo di
troia, la metaforica forca che a tempo opportuno si trasformerà in un vero e
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