Page 37 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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nel Municipio il metodo nuovo con uomini nuovi dello sbocco del Risorgimento
nazionale verso la sua fase sociale.
I tre avvenimenti indicati segnano dunque per la nostra provincia un punto fermo
di arrivo creando un'incognita cui l'avvenire avrebbe dato poi una risposta.
Vediamo ora le ultime espressioni provinciali della lotta politica che determina
l'assetto e l'ambiente donde sorgerà il fascismo eversore.
In provincia le forze politiche si dividono in 4 raggruppamenti maggiori, attorno
ai quali ruotano e agiscono correnti minori di pensiero e nuclei dissidenti dalle
tesi maggioritarie.
I raggruppamenti sono quelli che traggono organizzazione e tesi rispettivamente
dal socialismo, dal credo cattolico, dal pensiero democratico radicale, dai gruppi
moderati e reazionari ormai solidamente fusi ed operanti.
In precedenza si è già spesa parola su questi avvenimenti politici, giova però, ai
fini di un migliore inquadramento dello studio, aggiungere ancora qualche
considerazione relativamente al periodo in esame.
Il socialismo cremonese, dopo la dinamica ascesa del decennio della fine del
secolo, si era fin verso il 1904 apparentemente quasi fermato sulle sue posizioni.
Nella realtà esso progrediva nella conquista interiore dei ceti lavoratori e, in
regime di ancora ristretto suffragio elettorale, iniziava la pacifica conquista delle
pubbliche amministrazioni.
Transigente o intransigente, a seconda delle circostanze, coi movimenti della
sinistra progressiva esso si faceva campione di intransigenza assoluta nel
confronto sul programma.
Dopo il 1904 aveva ripreso anche esteriormente la sua forza di espansione
giungendo alla conquista di molte amministrazioni e portando la sua
organizzazione anche in zone finora impermeabili alla sua propaganda.
Nel complesso la sua attività si dimostrava benefica per le masse lavoratrici,
educate a dignità di popolo ed a coscienza di cittadini.
La scissione del partito operata al Congresso di Reggio Emilia, colla espulsione
dei riformisti di destra, aveva inciso a Cremona colla fuori uscita di Leonida
Bissolati, leader amato dalle masse per la rettitudine della sua vita e per la sua
attività nobilmente spesa nella redenzione delle plebi oppresse.
A questo però doveva limitarsi la perdita subita dal socialismo cremonese nella
scissione del Partito perché le masse anche se sinceramente addolorate per
l'allontanamento di Bissolati, rimasero fedeli alla vecchia idea stringendosi
attorno alla ormai tradizionale organizzazione.
Tuttavia piccoli nuclei di riformisti di destra si costituirono qua e là per la
provincia. Si ingrossarono nel 1914 per l'affluire in essi dei massoni espulsi dal
partito al Congresso di Ancona.
Questi nuclei non ebbero mai una funzione predominante, ridussero il loro
programma a una funzione di democrazia sociale radicaleggiante e caddero, per
la maggiore parte, nella illusione interventista della guerra “ ultima delle guerre”.
Abbiamo detto in precedenza che il movimento cattolico popolare si rafforzò ed

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