Page 36 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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essi possono essere presi come punto di partenza per una disamina
dell'evoluzione che da essi si inizia.
L'attentato di Sarajevo, causa occasionale della prima grande conflagrazione,
chiude sul terreno internazionale la fase della politica di equilibrio fra blocchi di
stati nazionali basati su posizioni acquisite ed anche sulla spinta imperialistica
che segue sulla scia dei valori capitalistici nazionali.
L'equilibrio, salvo brevi parentesi in cui parve che ci si avvicinasse al limite di
rottura (Agadir e crisi bosniaca) durava si può dire dal congresso delle potenze a
Berlino del 1878.
Faticosamente raggiunto allora in una fase cioè in cui le forze centrifughe e
discordanti dei vari nazionalismi non avevano ancora raggiunto il punto
massimo, inevitabilmente doveva infrangersi quando queste non vigilate e non
tenute in soggezione da una corrispondente volontà democratica di solidarietà
internazionale, raggiunto l'acme di saturazione, esplosero le une contro le altre
per le contraddizioni stesse del regime degli stati a libera economia e a
concorrenza illimitata.
Ci fu chi vide nella guerra incipiente lo strumento per mezzo del quale sarebbero
sorti gli ultimi stati nazionali, ancor confusi nell'ibrida conformazione dinastica,
e si sarebbero affermate la democrazia sugli aspetti evanescenti del torbido
passato monarchico-militarista-feudale. Illusione questa che crebbe negli animi
di coloro che guardarono soltanto il lato esteriore della questione mentre non
affondavano lo sguardo nelle tenebre oscure del determinismo economico fattore
sostanziale di ogni evento sia esso positivo o negativo.
La “ settimana rossa”, cioè quella serie di agitazioni, di scioperi, di azioni pre -
rivoluzionarie che scossero l'Italia nella prima metà del giugno 1914, poneva fine
a quel periodo di storia che era iniziato nel settembre 1904, dopo il primo
sciopero generale promosso dai lavoratori.
Periodo che dalla frase usuale, trita ormai per l'abitudine, si può definire come il
tempo in cui “la carta faceva aggio sull'oro”.
Sostanzialmente uno dei pochi lassi di tempo in cui parve che lo sfortunato
popolo italiano potesse godere di un certo qual agio di vita e sperare anche in una
felice evoluzione verso tempi ancor più favorevole.
Parafrasando il vecchio detto di Taillerand si potrebbe per gli Italiani dire che chi
non ha vissuto quel periodo non ha conosciuto la gioia del viver tranquillo.
La settimana rossa in gran parte smentiva, però, quella quiete di vita e dava un
accento un po' diverso al mito mieloso di quell'età felice.
A parte ogni altra considerazione parve che i ceti più laboriosi, coloro per la cui
diuturna fatica il mondo aveva raggiunto un tollerabile assetto, insorgessero,
quasi per presenza, contro funesti avvenimenti di guerra di cui l'ombra incipiente
e premonitrice cominciava ad avvolgere le opere di pace e le serene conquiste
della civiltà.
Nello stesso giugno 1914 le forze popolari socialiste conquistavano il Comune di
Cremona togliendolo ad una maggioranza moderato-democratica ed instaurando

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