Page 33 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Gallina, introduttore a Cremona del primo asilo infantile sugli insegnamenti di
Ferrante Aporti, era stata costituita una biblioteca circolare.
Nei pochi mesi di libertà quarantottesca era stato aperto in un locale del
Municipio un Gabinetto di lettura accessibile ai soci.
Ma più delle istituzioni culturali interessa porre nel dovuto rilievo l'ambiente di
profondi studi di carattere umanistico esistente a Cremona dalla metà del secolo
scorso.
La tradizione di studi severi, legata alla scuola classica di Cremona, veniva
seguita e arricchita dalle feconde opere di ingegno di valenti e modesti studiosi.
Da Luigi Bellò, Vincenzo Lancetti, Giuseppe Montani, Carlo Tedaldi Fores,
Giovanni Radaelli, si arriva a Stefano Bissolati, a Pietro Fecit, a Felice Geromini.
Né si può sottacere l'interessamento che la borghesia cremonese prestava ai
problemi dell'arte con raccolte private di opere artistiche, o a quelli
dell'agricoltura con la partecipazione a studi di vario genere pur se attuata con
metodi talvolta piuttosto dilettantistici.
Tutto ciò facilitava indubbiamente l'apertura di questi strati verso problemi
politici di interesse nazionale e dava agio di comprensione al quesito
fondamentale dell'unità politica e dell'affermazione della democrazia.
Quanto sinora abbiamo esposto, in sintesi senza la pretesa di voler trattare a
fondo gli argomenti indicati, serve però al nostro scopo di dare un'inquadratura
chiaramente indicativa dello sforzo compiuto dalle precedenti generazioni
cremonesi per arrivare a compiere l'opera assegnata nel programma di rinascita
del Risorgimento Nazionale..
L'immissione nell'attività patriottico-democratica, grosso modo dal 1821 al 1922,
degli strati sani della società italiana, in tutte le loro espressioni e sfumature, era
rivolta al compimento degli ideali risorgimentali cioè alla costituzione di una
società italiana moderna, con apertura sociale, fondata sulle forze reali del
mondo contemporaneo italiano: lavoro e solidarietà. Mostrare ciò serve ad
inchiodare al muro il fascismo come preteso fenomeno di rinascita patriottica e
sociale.
Interrompendo con la violenza e la frode il ciclo evolutivo della società italiana,
il fascismo si pose come forza di regresso, come espressione inverniciata delle
putride velleità di ripresa degli strati più sordamente egoistici ostili al
Risorgimento e a tutto quanto esso rappresenta per il progresso del paese.
Ciò diciamo non sotto l'impeto della polemica politica, ma nella considerazione
obiettiva dei fatti e delle circostanze. La società moderna italiana anche in
avvenire per poter continuare la sua evoluzione non può e non deve prescindere
dalla grande strada dove confluiscono il senso dell'umanità e quello della
pacifica elaborazione nazionale del concetto di democrazia sociale.
Il fascismo fu perciò un movimento antinazionale nella dottrina e nella prassi
sull'agone nazionale. In sede provinciale fu fenomeno di arretramento dello
sviluppo produttivo sociale e culturale della zona.
Non per nulla, a un certo momento della sua parabola, nella parola dei suoi

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