Page 31 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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L'aver ridotto a buona terra la superficie dell'agro cremonese, l'aver bonificato i
territori sterili, l'aver imbrigliato le acque, l'aver aperto canali di irrigazione e di
scolo, costituiscono il risultato di un durissimo lavoro man mano meglio
rimunerato dai prodotti del suolo stesso.
L'evoluzione che si compie in questo periodo è fondamentale per le sorti
dell'economia cremonese. I nuovi metodi di coltura, i nuovi generi dei prodotti,
l'uso di strumenti più adatti alla bisogna, una razionale fecondazione del terreno
a mezzo di nuovi ritrovati chimici, una collaborazione più efficiente tra
proprietari affittuari e i lavoratori che hanno migliorato le condizioni di vita,
importano un più che considerevole aumento del reddito agrario e della
produzione.
Cremona balza ai primi posti della statistica produttiva italiana;
proporzionalmente alla sua superficie la provincia è la maggiormente tassata per
lo stesso reddito agrario.
Ciò ci dice soprattutto che il circondario di Cremona e per Soresina. Nel
Casalasco prevalgono terre asciutte con colture alquanto diverse dalle
caratteristiche cremonesi quindi il progresso è meno accentuato. Così anche si
dica per il Cremasco ove però l'apertura di una fitta rete di canalizzazione pone le
premesse per una sostanziale miglioramento delle sorti dell'agricoltura.
Correlativamente all'impetuoso sviluppo dell'agricoltura cremonese prende piede
e si estende l'attività intesa alla trasformazione dei prodotti agricoli fondamentali
della provincia. Sorgono un po' dovunque caseifici e latterie sociali il cui
macchinario viene perfezionato a cura di società allo scopo costituite. Si formano
i consorzi per l'acquisto di macchine e per la distribuzione di concimi.
Molto più modesta è l'industrializzazione vera e propria della provincia.
L'Italia, ancora oggi, non è potenza industriale, nel vero senso della parola. Il suo
mancato sviluppo in larghe zone è da attribuirsi in origine alla scarsezza di
capitali.
Dopo l'unificazione il paese doveva darsi un patrimonio pubblico di strade di
comunicazione ferrate o meno, di opere edilizie, di moderni servizi e di impianti
pubblici.
Logicamente la maggior parte del bilancio nazionale era impegnata in
quest'opera come quella impellente di dare mezzi per il raggiungimento dell'unità
e per la difesa delle conquiste ottenute.
Solo un parte del reddito nazionale poteva così essere impegnata
nell'industrializzazione del paese non potendo poi essere distolta da attività
produttive come l'agricoltura.
Per forze di cose l'industrializzazione avveniva nelle zone ove esisteva almeno
un embrione di iniziativa industriale e dove il capitale non ricavava un utile
conveniente dall'agricoltura. Non era questo il caso di Cremona tradizionalmente
legata alle sorti dell'agricoltura con strati artigiani addetti alle necessità della vita
o specializzati nei servizi agrari.
L'industrializzazione della provincia si limitò perciò a uno scarso numero di
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