Page 27 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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E' chiaro che qui si allude non a gruppetti politici che si erano precedentemente e
quasi di straforo introdotti nella vita amministrativa e politica della provincia ma
a forze schiettamente popolari di contadini, di operai, di lavoratori in genere che
intuivano di non poter restare inerti spettatori di un processo evolutivo che non
concedeva tregua e tanto meno, arresti definitivi.
Mons. Geremia Bonomelli, imponente figura di prelato e sottile uomo ,politico,
anche se dotato di una certa quale impetuosità di carattere, aveva molto tempo
prima cercato un inserimento ufficiale nel movimento cattolico attraverso la
soluzione della questione romana e il conseguente riconoscimento dello stato
unitario e liberale.
L'iniziativa, nonostante fosse appoggiata da piccoli gruppi di cattolici liberali, era
caduta per una serie complessa di ragioni.
Venne ripresa, non sotto l'obiettivo preciso e meditato del Bonomelli, ma
nell'ampia visuale dell'inserimento nell'ambito nazionale delle anzidette forze
popolari cattoliche agenti in diretta concorrenza con quelle socialiste ma
cooperanti però con esse, anche senza volerlo espressamente, nel fine indicato
dalla concezione risorgimentale.
Con la virtuale rinuncia dei cattolici alle polemiche sostanziali contro il
risorgimento altre notevoli masse vengono così ad essere introdotte nel ciclo
nazionale.
Si può dire per esse quanto si è osservato a proposito delle forze socialiste.
Nonostante atteggiamenti discordanti e deviazioni di cui fu propagandista acceso
in buona fede Don Davide Albertario, alfiere di una politica di riforme poggiate
però su premesse antistatali, le forze popolari cattoliche assolvono il compito di
aumentare il margine di azione dei fattori della vita sociale e democratica.
D'altro canto è di particolare rilievo il fatto che le forze popolari cattoliche
agiscano precipuamente in quella parte della provincia ( cremasco e soresinese)
che fino ad allora era rimasta impenetrabile o quasi, tanto ai nuovi fermenti
sociali quanto alle vecchie istanze risorgimentali.
Tutta o quasi la provincia viene così ad essere investita da un afflato di
rinnovamento dei vecchi istituti e delle antiche strutturazioni da parte delle
masse, quale che sia il loro credo politico, che iniziano e portano bene avanti il
corso dell'evoluzione in senso democratico ed economico.
L’affermazione che il Risorgimento, democratico all'origine, contiene i fermenti
verso una concezione di democrazia economica ha in questa azione solidale, in
questa “concordia discordia” dei due movimenti una riprova validamente
espressiva al vaglio dell'esperienza costruttiva di una società veramente moderna.
E quali sono i dati positivi che le masse lavoratrici, immesse nell'agone politico,
danno in definitiva al ciclo del segnato progresso?
Il fatto stesso della loro immissione costituisce, come si è visto lo sbocco iniziale
nella fase sociale del risorgimento. Ciò implica una accettazione, quanto meno, o
addirittura una accessione del metodo democratico alle iniziative e alle tendenze
riformatrici nelle masse stesse.

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