Page 245 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Quest’altro carattere bisogna, dunque, sottolineare. Non si svolge in questa fase
una battaglia organica diretta, in tutti i suoi particolari aspetti, da un unico centro
di propulsione.
La battaglia si frantuma e si disperde in una serie episodica di fatti singoli, di
scontri, di scaramucce, d’attacchi e d’imboscate.
Ciononostante, si può configurare nella “battaglia dei fiumi e delle vie di
comunicazione” se non una linea chiara e precisa una certa successione di
avvenimenti con caratteri comuni.
C’è, innanzitutto, grosso modo una prima fase di resistenza ai traghetti e ai
passaggi sul Po. La massa germanica in ritirata, sconvolta dai bombardamenti
massicci dell’artiglieria e dell’aviazione alleata, si accalca sul fiume cercando
ogni mezzo per sfuggire alla pressione degli avversari che avanzano. Le
formazioni partigiane cercano d’opporsi al passaggio chiedendo, in taluni casi,
l’intervento dell’aviazione.
Quando i reparti nemici sono di scarsa consistenza vengono o costretti alla resa o
a deporre le armi. Se invece essi dimostrano una superiore consistenza in uomini
e mezzi e il passaggio non può essere impedito, si scende ad accordi ovvero le
formazioni partigiane si attestano a difesa dei borghi limitrofi al fiume per
impedire le scorrerie dei “saccardi”.
L’altra fase della lotta è rappresentata dai colpi di mano e dalle molestie ai
fianchi compiute dalle formazioni partigiane sulle colonne tedesche in marcia
lungo le strade della provincia.
Posti di blocco volanti si aprono e si chiudono secondo la consistenza dei reparti
nemici.
I gruppetti isolati o gli sbandati sono fatti prigionieri.
Ai reparti di media entità ci si limita a chiedere il disarmo.
Alle grosse formazioni in movimento, per mezzo di parlamentari, si accorda il
libero passaggio fino a certe zone dove altri reparti partigiani meglio armati e più
numerosi, possono tentare azioni risolutive.
Talvolta l’una e l’altra fase della “battaglia dei fiumi” si intrecciano in un
complesso unico di azioni. Mentre reparti tedeschi cercano di aprirsi un
passaggio sul fiume, contemporaneamente altri vengono affrontati e decimati
lungo le strade nel centro della provincia o mentre si accingono a varcare l’Oglio
diretti verso la zona bresciana.
Per sette o otto giorni, dal 23 al 30 aprile, la battaglia infuria in tutta la sua
asprezza per tutto il territorio della provincia, da Casalmaggiore fino a Rivolta
d’Adda.
Si ricorderà che a Cremona il comando tedesco, dopo l’abbattimento del
fascismo, era rimasto inerte agli avvenimenti, solo richiamando a Palazzo
Trecchi un nucleo più consistente di soldati.
Da un momento all’altro, in concomitanza con qualche possibile mossa di reparti
germanici sopravvenienti dalla riva piacentina del fiume Po, ci si poteva
attendere qualche azione offensiva diretta ad eliminare dalla città le forze
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