Page 244 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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dall’Appennino ligure e dall’Oltrepo, e dall’ “ombrello aereo” che in
permanenza copriva gli approcci della via di ritirata.
La provincia di Cremona, com’è noto, è completamente piana con un’altitudine
media di 50 metri e una massima a Rivolta d’Adda di 102. Essa, per la mancanza
d’appigli tattici, presenta perciò difficoltà quasi insuperabili alle formazioni
partigiane in lotta contro un avversario agguerrito ed organizzato.
E’ quasi interamente coltivata e solcata da strade rotabili ben tenute volte in ogni
direzione: verso Milano per Lodi, Codogno e Pizzighettone, ovvero per Crema;
verso Mantova per Piadena, verso Brescia per Robecco d’Oglio; verso Parma
per Sospiro e Casalmaggiore; verso il bergamasco per Soncino, diretto il
collegamento con Piacenza...
Numerosissime infine le strade a carattere provinciale e comunale che s’
intersecano e fanno arroccamento fra le principali arterie.
La nostra provincia è tutta circoscritta dal corso dei fiumi: il Po, l’Adda, l’Oglio,
il Serio.
Esistono numerosi corsi d’acqua di notevole lunghezza e per quanto concerne i
passaggi sui fiumi (i reparti tedeschi in ritirata si indirizzavano ad essi) prima del
25 aprile '45 erano i seguenti. Lungo il Po: il ponte in barche in corrispondenza
di Monticelli d’Ongina, un traghetto effettuato con barconi in corrispondenza di
Porto Polesine, un altro traghetto a Isola Pescaroli, un terzo a Cantone del Cristo,
un ponte in barche e un traghetto a Casalmaggiore.
Sull’Adda: un ponte in barche e un traghetto a Pizzighettone e a Crotta d’Adda;
Sull’Oglio: i traghetti e i ponti in barche ad Ostiano, presso Piadena, a Robecco
d’Oglio, a Seniga, a nord di Bordolano e presso Soncino.
Sul Serio: un ponte a Crema, danneggiato dai bombardamenti.
Il deflusso delle truppe germaniche attraverso la provincia iniziò, in pratica,
verso il 22 del mese d’aprile.
Cominciava con ciò la battaglia delle vie di comunicazione dirette ai passaggi sui
fiumi e sui corsi d’acqua che i nemici volevano attraversare prima che si
formasse una colossale sacca piemontese-lombarda in cui i reparti tedeschi
sarebbero stati irremissibilmente catturati.
Salvo però qualche caso sporadico di resistenza tedesca in loco, come a
Casalmaggiore, la lotta si sviluppò a cavallo delle strade di comunicazione fra i
reparti tedeschi che si ritiravano e formazioni partigiane che li assalivano per
costringerli alla resa e per obbligarli almeno a deporre le armi e a rispettare i
borghi che incontravano sul loro passaggio.
La lotta contro i fascisti aveva, da 22 al 26 aprile, scarsamente impegnato, salvo
casi o episodi singoli, le formazioni partigiane.
Per comodità di trattazione, nel presente lavoro si è distinto in due fasi l’ultimo
periodo di lotta: contro i fascisti e contro i tedeschi.
Nella realtà però l’una e l’altra fase s’intrecciarono in un complesso
frammentario di fatti, di singoli episodi, talvolta di notevoli proporzioni.

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