Page 242 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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dichiararono che essi non si sentivano impegnati dall’accordo e avrebbero
mantenuto la loro libertà d’azione.
Il rappresentante del C.L.N. rispose loro che, ove la resa fosse stata firmata ed
essi fossero rimasti in armi, sarebbero stati trattati al di fuori d’ogni convenzione.
I termini dell’accordo furono resi pubblici alle ore 18. Il nucleo dei fascisti più
faziosi (circa 180) uscì dalla città attraverso il ponte sul Serio e si congiunse con
una colonna tedesca proveniente da Piacenza, armata di cannoncini da 20 mm. e
di mitragliere pesanti.
In città i fascisti, asserragliati nelle caserme, non appena vennero a conoscenza
dei termini di resa, cedettero le armi ai partigiani che si presentavano.
Tutta la città di Crema era così controllata dai patrioti.
Il 27 aprile questi entrarono in azione contro l’accennata colonna tedesca,
rafforzata dai repubblichini, nei pressi di San Bernardino.
Giovò in quest’azione il concorso dei cecoslovacchi. I tedeschi si arresero.
La banda dei repubblichini si allontanò per la strada di Bergamo lungo la quale si
perse e fu liquidata nei suoi nuclei.
Anche per Crema, con la ingloriosa fuga degli ultimi briganti neri, terminava la
dittatura più che ventennale contro la quale lavoratori ed intellettuali, uomini di
tutte le idee e di tutti i partiti, avevano lottato a costo di duri sacrifici.
Caduta nella viltà della resa e nell’ignominia della fuga la “Repubblica Sociale”,
i compiti del Movimento di Liberazione dovevano indirizzarsi alla cacciata del
tedesco dal territorio della provincia, in collaborazione con le colonne alleate che
si spingevano, dalle zone di maggior interesse strategico, anche verso questo
lembo di pianura padana fra l’Adda e il Po.
Toccava ai patrioti, anche in questo caso, porre riparo ai crimini e agli errori
commessi dal fascismo. Fra i quali fondamentale l’aver chiamato in Italia gli
invasori stranieri, come ai tempi foschi di Ludovico il Moro.
La Democrazia italiana, rinata e vivificata da 20 mesi di dura lotta, affrontava
ora la battaglia diretta alla cacciata dei tedeschi, in nome delle permanenti sorti
del paese .
Stupido delitto invero quello di aver invischiato l’Italia in una guerra mondiale
per gli interessi dell’imperialismo germanico che, a tempo debito e cioè a
raggiunta vittoria, ci avrebbe ridotto al rango di vassalli della razza eletta.
Ma delitto ancor più stolto e grave per i fascisti quello di essersi fatti, attraverso
la costituzione di un governo “Quisling”, complici e coadiutori delle nefandezze
naziste perpetrate contro il popolo italiano.
La Democrazia italiana doveva ora portare fino in fondo il suo impegno di lotta
contro il nazismo, e per evitare ulteriori danni al popolo e per dare al mondo
libero un sicura garanzia della sua volontà di riscatto e di cooperazione.
Il popolo cremonese, come l’intera nazione, sentiva questo compito come una
necessità inderogabile.
Sarebbe stato possibile al popolo cremonese, cacciato il fascismo e in attesa degli
anglo-americani, aspettare lo svolgersi degli eventi che ormai precipitavano.
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