Page 241 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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A Crema la lotta contro i fascisti si presentava più dura: accanto ai locali
repubblichini della brigata nera stavano anche duecento fascisti del mezzogiorno,
ripiegati nella zona cremasca al primo annuncio della imminente capitolazione.
Le squadre patriottiche dei paesi viciniori, dopo aver operato il disarmo delle
pattuglie e dei presidi di G.N.R. delle rispettive località ormai demoralizzati,
attendevano con posti di blocco volanti al disarmo e alla lotta contro i tedeschi
che si ritiravano.
Le SAP delle frazioni di Crema e dei borghi limitrofi si raccoglievano alla
periferia della città e nei pressi del “campo di Marte”, così com’erano state le
istruzioni diramate in precedenza dal locale comando del C.L.N. Questo era anzi
riuscito a prendere contatti con truppe cecoslovacche, dell’entità di un
reggimento, che erano scaglionate nella zona attorno a Vaiano Cremasco.
I cecoslovacchi, a mezzo di un capitano medico, si impegnarono a mantenere la
neutralità, anzi poi la trasformarono in vera e propria attività di lotta accanto alle
formazioni partigiane.
Anche a Crema il C.L.N. si riunì alle ore 12.15 del 26 aprile per emanare
l’ordine dell’insurrezione. Già la radio libera di Milano aveva annunciato i
grandi avvenimenti che si compivano. Ma per le vie di Crema i repubblichini,
che nella mattinata avevano ricevuto rinforzi, ancora uscivano in pieno assetto di
guerra, cantando i loro inni funerei.
Al C.L.N. riunito per deliberare, si presentò allora un sacerdote patriota, Don
Mussi, il quale aveva ricevuto l’incarico dai fascisti di chiedere se il C.L.N. era
disposto a trattare.
Il C.L.N. cremasco convenne, all’unanimità, che le trattative dovevano avere una
sola conseguenza: la resa incondizionata.
Alle ore 14 giunse al C.L.N. la risposta del “Commissario” repubblichino Agnesi
: le condizioni preliminari erano accettate e i fascisti erano disposti a trattare le
modalità pratiche della resa.
A partecipare alle trattative di resa furono designati Ludovico Benvenuti e
Luciano Vettore per il C.L.N. e Rinaldo Bottoni per il C.V.L..
Durante le trattative, che avrebbero dovuto agevolare l’occupazione della città ed
una più sicura difesa di questa dalle bande tedesche in ritirata, i patrioti, senza
indugio, procedevano all’occupazione della “Caserma della Provvidenza”
mettendo le mani su una notevole quantità d’armi depositate.
Le trattative di resa fra fascisti e patrioti si svolgevano al Palazzo Vescovile.
Furono interrotte più volte, anche a seguito di telefonate da Cremona del “capo
della provincia”, il quale imponeva ai suoi di porre come condizione che i
fascisti potessero uscire armati dalla città.
Il C.L.N. cremasco reagì energicamente a questa pretesa dichiarando che i
fascisti in armi, dopo la resa, sarebbero stati considerati come “fuorilegge” e
quindi trattati di conseguenza.
Mentre nel vestibolo della sala si ultimavano gli accordi, irruppero tre ufficiali
delle bande nere che chiesero di conferire con i loro rappresentanti. A questi

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