Page 239 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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La comparsa del giornale quotidiano e, il giorno seguente, dei primi settimanali
di partito, (il 1° numero de “ L’Eco Socialista “ porta la data del 29 aprile 1945)
fu salutata dal più vivo entusiasmo della popolazione.
L’aborrito giornale fascista aveva, finalmente, cessato di stamburare le sue
fandonie e di urlare i suoi insulti e le sue invettive.
Usciva un quotidiano, modesto nella forma e improvvisato sulle notizie (la metà
del secondo foglio del 1° numero è tutta occupata da una grande scritta: “Viva
l’Italia Libera – Viva i Patrioti!”) che però, nella solennità dell’ora, fu accolto
con immenso successo.
Decine e decine di migliaia di copie diffuse e vendute in poche ore.
In quel giorno sopravvenne a Cremona la prima camionetta alleata, con due
giornalisti che si recavano a Milano.
Ora tutto il popolo cremonese, come nella tradizione del ’48 e del ’59, era sulle
vie e sulle piazze, incurante se fischiavano ancora all’orecchio delle zone
periferiche raffiche di mitraglia o di velivoli alleati ancora a caccia di automezzi
germanici.
La battaglia contro il tedesco continuava nelle strade e nei paesi di tutta la
provincia.
Per disposizione del C.L.N.A.I., comunicata mesi prima al C.L.N. provinciale, si
riuniva frattanto il Tribunale di Guerra della “Divisione partigiana Cremona”
formata, come si è detto, da tutte le formazioni patriottiche della provincia.
Nove fascisti rastrellatori e spie, rei della morte di patrioti, venivano condannati
a morte. Parimenti, alla pena capitale, venivano condannati 3 elementi della
locale Questura repubblichina, responsabili di sevizie e di torture ai danni di
partigiani caduti in loro mano.
In contumacia furono condannati a morte anche i dirigenti del famigerato ufficio
politico della G.N.R.
Dodici di questi tristi arnesi furono, pertanto, passati per le armi alla Caserma del
Diavolo. Un’altra spia veniva fucilata in Piazza Marconi.
Altre poche fucilazioni di fascisti, sempre sulla base di un regolare processo,
furono eseguite in centri della provincia.
Comprese alcune “dispersioni” il numero dei fascisti giustiziati non superò i 40.
I capi maggiori del fascismo cremonese giustiziati dai patrioti fuori provincia
furono: Farinacci a Vimercate; il Console Tambini, fucilato nei pressi di
Soncino; l’Ing:Mori, nei pressi di Milano; Tullio Calcagno a Milano; Lino
Milanesi a Bergamo.
La popolazione cremonese accolse con soddisfazione l’annuncio dell’avvenuta
giustizia.
Troppo sangue era stato sparso, anche troppo male i fascisti avevano causato alla
pacifica popolazione cremonese e all’Italia.
L’atto riparatore s’imponeva perché il popolo, se non ha diritto di vendicarsi, ha
quello di fare giustizia.

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