Page 238 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Mentre la lotta contro i tedeschi, ora privi finalmente dei loro ausiliari, teneva
occupati in città e in provincia gli animi e le forze patriottiche, il C.L.N.
cominciava ad esercitare le funzioni che gli erano state delegate dal governo
legittimo di Roma.
In applicazione ai decreti (pubblicati poi su “Fronte Democratico”) in Comune si
installava l’amministrazione democratica del C.L.N.
Così avveniva in Questura, come in tutti gli altri uffici secondo il piano già
predisposto in periodo clandestino.
Le scuole, per non esporre i ragazzi ai pericoli della guerra non ancora passati,
venivano chiuse con decreto del C.L.N. Chiuse erano anche le banche e gli uffici
non strettamente necessari.
Il Comando Piazza, con un’apposita ordinanza, prendeva su di sé l’onere
dell’ordine pubblico.
I partigiani e gli insurrezionali aggregati alle brigate, comprese quelle giunte a
marce forzate dalla provincia, erano accasermati militarmente nelle caserme
cittadine.
Le Brigate Matteotti al centro scolastico Capra, Giustizia e Libertà e Fiamme
Verdi alla Caserma Manfredini, le Garibaldi in prevalenza alla Caserma del
Diavolo, posta sotto il comando del bravo Giuseppe Marabotti.
Il Comando Piazza si era sistemato nei locali dell’ex Distretto Militare di Via
Colletta.
Pattuglie partigiane batterono dunque per tutta la notte del 26 e la giornata del 27
le vie della città in regolare servizio di vigilanza mentre i forti “posti di blocco”
partigiani, ora difesi da armi pesanti e da un cospicuo numero di armi
automatiche, eliminavano con puntate improvvise e colpi di mano le piccole
pattuglie tedesche in transito.
Elementi di “Giustizia e Libertà”, come aveva ordinato la radio alleata, avevano
esposto sul torrazzo una grande bandiera bianca per significare che la città era
ormai in mano ai patrioti. Ben presto questa bandiera, che significava la resa dei
nazifascisti, venne sostituita da quella tricolore che, come nei momenti più
drammatici della storia di Cremona, sventolò libera e solenne dalla gran torre a
salvaguardia e a conforto di tutti i liberi cittadini cremonesi.
Il 28 aprile 1945 usciva il giornale della liberazione “Fronte Democratico”,
organo del Comitato Provinciale di Liberazione.
Recava, in apertura, il proclama: “Saluto del C.L.N. ai cremonesi”.
Tale proclama, redatto dal prof. Giulio Grasselli, era volutamente moderato nei
termini e nelle espressioni, calcando forse un po’ troppo la mano sull’avvenire di
stenti, di miserie e di lavoro che attendeva la nazione.
Tutto ciò il popolo, la massa dei lavoratori, lo prevedeva. Ma in quell’ora, forse,
avrebbe voluto un maggior impeto di forte condanna e di indignazione contro i
nazi-fascisti sconfitti sì, ma non ancor domi nell’animo.

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