Page 237 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Guidati da un parlamentario, Milillo, il Comandante del 20° comando fascista e
alcuni altri gerarchi di Salò, vennero al C.L.N. ad offrire la resa. Cosa giusta
sarebbe stata il non accettarla e mettere al muro quei fascisti, responsabili di
fucilazioni di patrioti e di altri crimini. La resa venne accettata con la riserva che
i delitti sarebbero stati appurati dalla Corte d’Assise Straordinaria.
Sulla base di questo accordo supplementare di resa, anche gli ultimi nuclei
fascisti organizzati nella città di Cremona cedevano le armi.
Gli ufficiali si consegnavano nella sede vescovile a rappresentanti del Comando
Piazza partigiano. Venivano poi condotti, assieme alla truppa fascista fatta
prigioniera o arresasi spontaneamente, nei campi provvisori di concentramento
alla Caserma “Muti” a San Pietro e alla Caserma San Giorgio a Porta Romana.
I prigionieri fascisti in mano partigiana superavano i 700. Molti altri si sarebbero
spontaneamente consegnati nei giorni successivi.
Terminava così, ingloriosamente, a Cremona l’epopea fascista iniziata 24 anni
prima.
Il “Palazzo della Rivoluzione”, con il relativo ripristinato “sacrario”, veniva
occupato da forze partigiane. La grottesca e feroce dittatura fascista sprofondava
nell’ignominia della viltà dopo i lividi bagliori della ferocia e della barbarie con
le quali aveva cercato di sostenersi contro la volontà unanime del popolo
cremonese.
Nel vespro e nella serata, fattasi nitida dopo il fosco tempo mattinale e un breve
acquazzone vespertino, echeggiavano fuochi di fila di fucileria e di mitraglia.
Nuclei volontari, fra i quali si distinguevano i giovani della “Brigata Curiel”
stanavano dalle cantine e dai ripari isolati, costringendoli alla resa, i fascisti
irriducibili o paurosi per i delitti commessi.
Il C.L.N. sedeva ancora all’Associazione dei Mutilati alle prese con i mille e
mille problemi sorgenti dalle circostanze. Ora le preoccupazioni andavano alla
lotta contro i tedeschi racchiusi nel fortilizio del Trecchi e alle truppe che, ormai
trasformate in orde disordinate, affluivano ai traghetti e volevano passare il
fiume per mettersi in salvo.
In quella sera, come si vedrà in seguito, il C.L.N. si era trasferito in Prefettura,
accanto al Prefetto della Liberazione già insediato.
L’indomani mattina (27 aprile) esso trasferì la sua sede nel palazzo di “Cremona
Nuova” dove si trovavano lo stabilimento di “Regime Fascista”, lo studio e
l’abitazione privata dell’ex gerarca Farinacci.
La sede del Comitato si pose (ironia della sorte!) nell’ufficio stesso dell’ex
Ministro.
Erano passati 22 anni e nove mesi dal giorno in cui le masnade fasciste erano
brutalmente e illegalmente penetrate nella sala di Giunta del Palazzo Comunale
per cacciarne gli eletti dal popolo.
Ora il popolo, per mezzo dei suoi rappresentanti, s’insediava nello sgominato
quartier generale della vinta tirannide cremonese.
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