Page 235 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Erano i più compromessi. Se fossero stati colti nella “Villa” dal nucleo
partigiano, di cui facevano parte elementi già sottoposti a torture in quegli stessi
luoghi, certamente, avrebbero pagato un prezzo elevato per i loro misfatti.
Nella zona di Porta Venezia e San Michele, oltre al serio crepitio delle fucilate
contro gli ultimi nidi della resistenza fascista, si udiva il rombo pesante delle
mitragliatrici partigiane che battevano le strade di arroccamento su cui passavano
automezzi tedeschi. I nuclei patriottici di Sant’Imerio, arroccatisi presso le case
popolari di Via Giordano, affrontavano coraggiosamente pattuglie tedesche di
passaggio. Si videro atti di freddo disprezzo del pericolo uniti a sprazzi di
patriottismo elevato.
Un giovane, dall’apparente età di 16-17 anni, si pose in mezzo alla strada col
moschetto spianato intimando l’alt ad una camionetta tedesca su cui si trovavano
5 soldati con una mitragliatrice. L’automezzo si fermò all’audace imposizione e,
da tutte le parti, saltarono fuori i patrioti che disarmarono i tedeschi.
La squadra patriottica di Porta Po, già sistemata sull’argine maestro del fiume, si
avvicina a sua volta alla città con l’armamento recuperato nella mattinata. Il
Comandante Ughini era stato catturato in mattinata dai tedeschi. Guido
Percudani e Milanesi che, in macchina cercavano di raggiungere la formazione
per collegarla alle altre forze del raggruppamento Garibaldi, furono anch’essi
catturati da un forte nucleo germanico che defluiva dal traghetto al fiume Po.
I due, minacciati prima di fucilazione immediata, vennero portati al Comando
tedesco del fiume Po, posto nelle “Colonie Padane” da dove furono liberati il
giorno seguente nell'ambito di uno scambio di prigionieri pattuito fra comando
piazza partigiano e comando germanico.
La battaglia per la liberazione della città, nelle tarde ore del 26 aprile, si andò
frantumando in una serie di scaramucce e di scontri a fuoco contro gli ultimi
nuclei fascisti asserragliati in qualche edificio e pattuglie germaniche in ritirata.
Un nucleo tedesco si era arroccato in un edificio di Via Trento e Trieste essendo
stato preso sotto il fuoco dei partigiani che presidiavano la Caserma Paolini. Un
nucleo di “Fiamme Verdi” generosamente cercò di snidare i tedeschi dal
fortilizio improvvisato. I giovani caddero sotto il fuoco dell’imboscata nemica.
Qui morirono da fortissimi eroi, due adolescenti: Bernardino Zelioli, figlio di
Ennio, ed Attilio Barbieri, entrambi della formazione “Fiamme Verdi”. (In quei
frangenti fu colpito a morte anche un altro giovanissimo ragazzo delle Fiamme
Verdi, Danilo De Marchi, ndc)
Oh! Come non ripetere col poeta del Risorgimento: Oh! Della bella Ausonia-
figli defunti al crin?
La pattuglia tedesca qui appostata veniva poi, dal fuoco concentrato dei
partigiani ivi affluiti, costretta ad allontanarsi con perdita di uomini e materiale.
La battaglia si andò frantumando. Cadde alla stazione ferroviaria il matteottino
Abramo Casaletti, ferroviere, mentre difendeva l’approccio della stazione contro
una pattuglia germanica che cercava di trasferirsi in altro edificio.

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