Page 234 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
P. 234

I più faziosi settari del fascismo, con Farinacci, si erano allontanati. Fuggivano
anche i gregari abbandonando armi ed equipaggiamenti in ogni angiporto di casa
e in ogni angolo di strada.
Le pattuglie patriottiche nella mattinata si erano date ad azioni di disarmo in
grande stile su quanti fascisti e tedeschi incontravano.
Alla periferia i concentramenti partigiani ricevevano i rinforzi attesi dalla
provincia.
Echeggiavano spari nella città fattasi muta e concentrata.
Le vie centrali erano sgombre di fascisti. Verso le ore tredici la colonna Farinacci
partiva dalla zona centrale. Fu un errore che non fosse stato predisposto un posto
di blocco partigiano verso Porta Milano perché, altrimenti, il “ducetto”
cremonese sarebbe stato colto nella nostra città.
L’ultimo nucleo fascista, disorganizzato e allarmato, apparve poco prima delle
14 all’angolo del Palazzo delle Poste là dove, 20 mesi prima, i bersaglieri
avevano opposto resistenza al tedesco.
Un ufficialetto delle brigate nere minacciava la folla inerme con una pistola
puntata.
I colpi secchi della fucileria battevano già sulle mura delle case della periferia.
Scariche di mitraglia si avvertivano da case prospicienti i giardini pubblici.
Alle 14 l’ora segnata dell’azione: le campane delle chiese si misero a suonare.
Entravano le colonne partigiane dai posti di concentramento alla periferia.
Dalle vie deserte, mentre scrosciavano colpi di fucile e raffiche di mitraglia,
sbucavano su due file i nuclei patriottici. Con l’arma spianata, attenti ad ogni
allarme, i partigiani della provincia, i giovani, avanzavano. Risuonavano già gli
applausi della gente che si affacciava dalle finestre e dai portoni. Mazzi di fiori e
lacrime di gioia accoglievano i volontari della libertà che, finalmente, sbucavano
dall’ombra per la redenzione di Cremona.
Qualche tedesco in fuga circolava nelle viuzze del centro, qualche automobile
tedesca solcava gli ampi viali della periferia. I fascisti erano definitivamente
scomparsi dalla circolazione.
La SAP dei ferrovieri Matteottini, dalla stazione, mosse all’assalto della vicina
“Caserma Paolini “. Nel corpo di guardia stavano ancora sei o sette briganti neri.
Rapidamente furono disarmati e lasciati partire.
Racconta un testimone oculare, Carlo Granata dello stesso gruppo dei patrioti,
che nelle camerate della Caserma furono trovati taluni dei cosiddetti “fidanzati
della morte”. Essi, per sfuggire all’abbraccio della un tempo (a parole) così
desiderata immagine, si erano nascosti sotto montagne di materassi e di coperte
da dove vennero snidati con energici calci dai partigiani.
La resistenza fascista, quasi ovunque, era nulla. I Pirgopolinice della “decima”,
delle brigate nere, della g.n.r., si nascondevano come topi di chiavica.
Nella stessa “Villa Merli”, ove alloggiavano i sicari e i seviziatori, non c’era più
nessuno. Erano fuggiti attraverso case e giardini forando la muraglia e aprendo
così un vero e proprio cunicolo come nelle fortezze assediate del medio evo.

                                      234
   229   230   231   232   233   234   235   236   237   238   239