Page 230 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Su proposta del rappresentante del P.S.I.U.P. venne redatto un breve appello ai
patrioti che, stampato al ciclostile, fu rapidamente diffuso. Era così concepito:

“ Patrioti di Cremona! Cittadini tutti! E’ giunta l’ora da tanto tempo sognata di
impugnar le armi contro i traditori fascisti che hanno venduto l’Italia
all’invasore, trucidando, rapinando, saccheggiando le tranquille popolazioni della
zona!
In Germania e in Italia le truppe alleate battono il nemico ormai in fuga
disastrosa.
In quest’ora grave e solenne il C.L.N. di Cremona rivolge ai partigiani, ai
patrioti, a tutti i cittadini democratici l’appello di lotta e di concordia.
L’insurrezione nazionale si accende in tutta Italia. Cittadini alle armi contro i
fascisti e contro i tedeschi!

                  VIVA IL C.L.N.A.I.! VIVA L’ITALIA LIBERA!

L’indomani, 26 aprile, ebbe così inizio la gloriosa insurrezione.
Nella sera e nella notte precedente le SAP patriottiche, mobilitate dai rispettivi
comandi, si erano raggruppate, in attesa dell’entrata in azione, in località
prestabilite.
Formazioni partigiane della provincia, specie nella zona Vescovato, Isola
Dovarese, Drizzona e Ostiano, cioè le brigate Garibaldi “Cerioli”, comandata da
Arnaldo Uggeri, e la 2^ Matteotti, che erano le meglio armate e addestrate a
disposizione del comando, iniziavano la marcia di avvicinamento verso la città.
La mattinata del 26 aprile era grigia, fredda, nebbiosa.
Circolavano ancora squadrette di fascisti in fuga che, sospettosamente si
guardavano attorno vedendo ovunque pericoli in agguato.
Dal comando provvisorio delle “Matteotti”, cui si era aggregato l’esecutivo
politico del partito, sistemato in una villa a Porta Venezia, il comandante delle
formazioni Ottorino Frassi intimò telefonicamente al procuratore della
repubblica fascista Pagnacco di fare immediatamente scarcerare i detenuti
politici, fra cui vi erano uomini valorosi del periodo clandestino. Fu il primo
ultimatum lanciato pubblicamente all’autorità fascista. Una squadra di partigiani
fu inviata sul posto per appoggiare, se occorreva, con la forza, l’intimazione.
Le squadre patriottiche, prima ancora del segnale, entravano gradatamente in
azione in tutta la zona periferica della città.
Si è accennato alla prima scaramuccia con i fascisti avvenuta nel pomeriggio del
23 aprile nel popolare rione di Sant’Imerio. Oggi una lapide murata su “Casa
Manini” ricorda l’avvenimento. Un maresciallo delle brigate nere volle qui
resistere al disarmo e venne abbattuto da una scarica di mitra. Sopravvenne, alla
sparatoria, ancora una pattuglia fascista, ma venne dispersa.

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