Page 225 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Cominciarono a giungere in città le prime bande fuggiasche dei fascisti incalzati
alle spalle dalle formazioni partigiane. Era giunto il giorno della giustizia! I
rastrellatori si mutavano in rastrellati. Stanchi, affannati, coperti di polvere, su
biciclette rapinate ai cittadini, erano giunti in città i fuggiaschi dell’Emilia.
Era la razzamaglia delle bande nere, la feccia del repubblichinismo fascista.
Deposta dal volto l’usata minaccia entravano negli esercizi pubblici a calmare
l’arsura della strozza da cui, raucamente, non uscivano che bestemmie e
imprecazioni all’indirizzo dei capi paurosi e traditori.
Molte di queste canaglie si erano sdraiate sotto gli alberi presso il verde delle
aiuole dei giardini, bivaccando stancamente in attesa di chissà quali ordini.
Al vederli gli anziani ricordavano che proprio negli stessi luoghi gli squadristi si
erano ammassati ai bei giorni della mobilitazione per la marcia su Roma.
Erano questi i “fascisti poveri”, il gregge armentizio portato allo sbaraglio e al
crimine per inversione propria e per suggestione di capi.
Cominciavano anche a circolare automezzi e macchine cariche di fascisti “più
fortunati” i quali, armati di moschetti e di mitra, guardavano in cagnesco la folla
come se presagissero l’insurrezione anche qui imminente.
La notte dal 22 al 23 aprile non apportò in città alcun mutamento nella
situazione.
In quelle prime ore dell’alba le prime formazioni partigiane del casalasco,
ricevuti avvisi certi della sponda emiliana, già si muovevano all’occupazione
delle caserme ed all’azione; dai campanili della zona, battute a martello, le
campane davano il segnale della lotta iniziata.
La città era tranquilla. Si notava un accresciuto afflusso di fuggiaschi e un
continuo movimento di reparti tedeschi lungo le strade di circonvallazione
cittadina. Tratto tratto le sirene suonavano il segnale d’allarme grande. Ma
nessuno vi badava.
Il “ Regime Fascista “ uscì regolarmente come al solito in un foglio solo con le
notizie di guerra secondo le quali, anche se Hitler era già nel bunker pronto per il
rogo, le sorti non erano ancora totalmente perdute.
La federazione dei fasci repubblichini era ancora aperta ai “camerati” d’oltrepo.
In complesso un simulacro d’ordinaria amministrazione repubblichina alla vigilia
del crollo.
Nel pomeriggio del 23, verso le ore 17, il C.L.N. provinciale si riunì nello studio
dell’Avv. Calatroni, sito in Via Bertesi.
Da Milano, col “corriere” del P.S.I.U.P., erano arrivate le direttive da seguire nel
caso d’insurrezione generale. Le norme contenute nella circolare furono
attentamente esaminate e discusse.
Riguardavano le disposizioni sulla tattica da seguire nel campo pratico:
occupazione degli edifici pubblici; presa del potere; provvedimenti da adottare
contro i fascisti prigionieri; provvidenze a favore della popolazione; disposizioni
sull’ordine pubblico; segni di riconoscimento dei patrioti per l’insurrezione.

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