Page 216 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Il problema di un più frequente contatto per mezzo della stampa, sulla base dei
fatti locali e provinciali, con le vaste masse del popolo cremonese, non era mai
stato risolto anche se affrontato più volte.
La stampa clandestina nazionale, si è detto più volte, arrivava in notevole
quantità ed era regolarmente distribuita. Il partito comunista di Cremona aveva
provveduto a stampare al ciclostile, due numeri de “l'Unione”, organo della
Federazione che riportava notizie di fatti della resistenza avvenuti in provincia.
Venne anche diffuso un numero a stampa de “l’Unità” con notizie cremonesi
(non è stato possibile reperirlo). Stampato a ciclostile, e sullo stesso tono, era
uscito in marzo un numero del vecchio giornale socialista “L’Eco del Popolo”.
Ottorino Rizzi della Democrazia Cristiana si preoccupava di avere disponibile un
piccolo apparato tipografico vero e proprio per la stampa del suo partito. Egli
riuscì, finalmente, ad entrare in trattativa con un tipografo abitante in Via
Palestro. Si ebbe, allora, la possibilità di stampare un vero e proprio giornaletto.
Il C.L.N. in una seduta che ebbe luogo nell’abitazione di Rizzi in Via XI
Febbraio, deliberò allora di procedere, servendosi dell’indicata tipografia, alla
stampa di un giornale organo dello stesso C.L.N.
Il titolo del giornale, proposto da Emilio Zanoni e accettato dal C.L.N., fu “
Fronte Democratico “.
Ciò avveniva a metà aprile. Gli eventi successivi ne impedirono l’uscita
clandestina.
Esso uscì alla luce come quotidiano del C.L.N. il mattino del 27 aprile, stampato
nell’ex tipografia di Farinacci “ Cremona Nuova “.
Correlativamente all’attività del C.L.N. che, febbrilmente seguiva gli
avvenimenti e allacciava relazioni con i C.L.N. comunali, di rione e di fabbrica,
la resistenza cremonese in città e provincia continuava la sua attività.
Nel casalasco, in attesa dell’insurrezione cui bisognava dedicare tutte le energie,
l’attività armata in questo periodo è limitata.
Ciononostante si procede ai consueti atti di sabotaggio con taglio di fili
telegrafici e telefonici, disseminazione di chiodi tricuspidali sulle vie di
comunicazione ecc...
Si allarga il fenomeno della diserzione in zona dei G.N.R, che consegnavano le
armi ai gruppi di patrioti. Così alla Caserma di Casalmaggiore, a più riprese,
sono asportate armi lunghe, pistole, bombe a mano, documenti.
Recupero di armi, con disarmi di fascisti e di tedeschi, avvengono nella zona a
Castelponzone, Scandolara, Gussola, Cingia dè Botti, Torricella del Pizzo,
Solarolo. In totale sono recuperati dieci moschetti, due mitra, quattro pistole,
esplosivi e bombe a mano.
Al cantiere Po di Gussola, nel gennaio, vengono sabotati due barconi tedeschi,
fili telefonici vengono tagliati per 300 metri a Torricella del Pizzo, la stessa cosa
viene ripetuta sulla linea Palvareto- Piadena.
Scontri a fuoco avvengono a Gussola fra una pattuglia partigiana ed una della
g.n.r.

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