Page 215 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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grande rastrellamento di gennaio, era tornato in città per riprendere la lotta nelle
formazioni partigiane della zona. Dopo torture a Villa Merli, fu l’ultimo fucilato
dai fascisti con “regolare” giudizio prima dell’insurrezione.
L’acceleramento della grande offensiva anglo-americana sul Reno, verso il mese
di marzo, con l’occupazione della testa di ponte a Remagen, e le poderose “
spallate “ russe sull’Oden e nella Prussia orientale segnarono praticamente
l’inizio del processo finale di dissoluzione del regime nazifascista in Italia.
Anche se sul fronte meridionale l’attività degli Alleati si limitava a puntate nel
settore del Serio e in quello garfagnino.
Il Generale delle SS, Wolp, trattava, in segreto, in Svizzera con gli alleati.
I “doppiogiochisti” animavano il loro gioco. Gli attendisti si facevano sempre più
presso alle finestre per scrutare gli eventi e per odorare il vento infido.
A Cremona, in un ultimo gioco di tentata divisione delle forze democratiche, la
propaganda germanica faceva circolare un foglietto, pessima imitazione dei
giornali clandestini, intitolato: “La tribuna del popolo”. Si cercava con esso di
gettare semi di discordia tra gli antifascisti.
Fra queste manovre possono rientrare i passi compiuti da un maresciallo delle SS
italiane, certo Giuseppe Franci al servizio diretto di Salò, per “tastare in bocca”
ai patrioti cremonesi relativamente ad un allontanamento di Farinacci dal
governo della città e per conoscere quali “forze nazionali” avrebbero tenuto il
potere nell’attesa dell’arrivo degli alleati.
All’intervista, di cui era a conoscenza il C.L.N. provinciale, si recarono Gino
Rossini e l’estensore delle presenti note.
Il maresciallo abitava in un quartierino in fondo a Via Ettore Sacchi, presso la
Chiesa di San Pietro.
L’intervista, bloccata da comprensibili schermaglie da ambo le parti, non
approdò a nulla di conclusivo. I nazifascisti avevano davanti a sé un’unica
possibilità: arrendersi o perire.
Nei giorni dell’insurrezione al maresciallo fu sequestrata una potente
radiotrasmittente da campo.
I conati sbrinatori e i soprassalti furibondi dei nazifascisti non approdavano,
però, al risultato di sminuire l’attività organizzativa di sabotaggio e di lotta delle
forze clandestine cremonesi.
Dal gennaio all’aprile il C.L.N. provinciale convinto dell’avvicinarsi della crisi
risolutiva, sia per le notizie che esso stesso raccoglieva negli ambienti avversi sia
per le direttive che giungevano dal C.L.N.A.I. e dalle direzioni di movimenti
democratici, si preparava negli uomini e nelle formazioni all’insurrezione
nazionale che doveva scattare all’ordine del supremo organismo della resistenza
in Alta Italia.
Le riunioni ordinarie erano perciò integrate da riunioni straordinarie in cui si
dibattevano i problemi più urgenti e le varie eventualità che potevano scaturire
dalla lotta armata.
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