Page 21 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Come risultato alla seconda guerra per l'indipendenza del 1866, il numero di
volontari cremonesi (Reggimento comandato da Giovanni Cadolini) si raddoppia
rispetto al 1859. L'anno dopo a Villa Glori quasi una decuria dei settanta è
costituita da cremonesi.
E' nel decennio 1860-70 che questa opera di fusione del popolo nel grande
crogiolo democratico e nazionale si accelera e si sviluppa.
Affratellamento ad opera, come si è visto nel 48, della funzionante guardia
nazionale, educazione civile e politica attraverso l'aumentato numero di scuole
anche serali e di giornali, gli studi e le conferenze popolari tenute nel seno della
società operaia.
Insieme a questo graduale sviluppo del movimento democratico si opera e si
rafforza il consolidamento dei principi attraverso l'affoltirsi degli elettori
coscienti e l'insediamento negli organi amministrativi periferici e provinciali e in
Parlamento di personalità schiettamente democratiche aperte al progresso e non
sdegnose di graduale immissione all'auto governo delle forze più propriamente
popolari le cui aspirazioni, indistintamente, vanno ora fermentando.
Alle prime elezioni del 60 per l'invio al Parlamento subalpino dei rappresentanti
delle province annesse (Lombardia, Emilia, Romagna, Toscana) si manifesta a
Cremona una certa perplessità.
Il circolo elettorale di parte dell'elettorato cittadino ( non si dimentichi che valeva
allora una norma molto restrittiva circa l'elettorato, limitato a chi pagava 300 lire
di imposta diretta o aveva determinati titoli sanciti dalla legge) aveva proposto
una serie di nomi in testa ai quali, per il Collegio di Cremona, figurava Mauro
Macchi, integro patriota e studioso appassionato di problemi filologici e sociali.
Il partito Monarchico vedeva Macchi come il fumo negli occhi, poiché nella di
lui intransigente fedeltà ai principi di una democrazia radicalmente progressista
intuiva l'avversario delle istituzioni e della monarchia così come esso le
intendeva.
Nonostante l'opposizione di questo gruppo, appoggiato dal giornale “ Il Corriere
Cremonese” il cui direttore Fulvio Cazzaniga in appresso doveva, al proposito,
fare onorevole e graziosa ammenda, Macchi venne eletto deputato e fino alla
morte avvenuta verso l'80 continuò a rappresentare alla Camera il Collegio di
Cremona.
L'elezione a deputato di Macchi si può considerare decisiva per l'evoluzione
democratica nella provincia di Cremona.
Non tanto per l'attività propagandistica dell'uomo, che svolgeva soprattutto una
azione parlamentare di grande apertura e un lavoro da scrittoio non
completamente accessibile alle grandi masse popolari. La sua nomina
significava, se pur in maniera inespressa, l'accettazione da parte dei Cremonesi di
una politica rivolta ad una sostanziale evoluzione che respingeva perciò le forme
più chiuse del conservatorismo.
Da questo momento, si insinua nel gran fiume della democrazia cremonese un
filone più radicale e progressista che arriverà poi alle proposizioni e all'elezione

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