Page 17 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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dalle vecchie formazioni feudali e paternalistiche, vogliono uscire dal recinto
gotico delle cadenti istituzioni per entrare a vele spiegate nell'ampio mare del
liberalismo già solcato dai potenti streamer delle imprese capitalistiche di
Inghilterra e Francia.
Sempre un innegabile progresso, se si vuole, sulla morta gora e sulla landa
selvaggia dell'immobilismo reazionario del moribondo feudalesimo.
I ceti più numerosi, i ceti che traggono dal duro servile lavoro lo scarso
sostentamento per se e per le loro famiglie, rimangono, almeno nella prima fase,
sostanzialmente estranei al lavoro di affermazione delle anzidette idealità.
La primitività dei metodi di diffusione della cultura, la bramosa ricerca di un
tozzo di pane che ostacola ogni altra qualsivoglia aspirazione, sono le remore che
si frappongono, unitamente ad altri secondari fattori, ad una partecipazione di
questi ceti al processo costruttivo del Primo Risorgimento.
Da ciò all'inserimento di essi nel ciclo nazionale dovrà passare un ampio periodo
di tempo e molte energie di educazione e di propaganda dovranno essere spese
dagli elementi più illuminati perché anche nel seno di questi ceti si accenda la
fiamma prorompa poi per forza e impulso proprio, verso altra direzione nel senso
evolutivo sociale del Risorgimento.
La folata rivoluzionaria portata nel 1796 dalla vittoriosa armata di Francia, aveva
come un turbine forte scoperchiato i tetti cadenti dei vecchi manieri feudali,
gettando all'aria privilegi di casta, di corporazione, limitazioni di ogni genere e
sconvolgendo sia pure per un breve lasso di tempo, tutto l'assetto politico sociale
dell'epoca.
Ma se le truppe austriache tornando a Cremona, dopo la parentesi Cisalpina e
Napoleonica, nell'aprile 1814 avevano potuto restaurare grande parte dell'edificio
sconvolto da 18 anni di illuminismo politico, i semi sparsi dalla stessa folata
rivoluzionaria avevano anche attecchito su lembi e solchi di buona terra.
Apparentemente la sconfitta delle idee nuove era chiara e patente. Nella realtà la
rivoluzione continuava ad agire, con forza di attrattiva sui giovani e sugli
intellettuali, nei due aspetti di rivoluzione nazionale unitaria e di affermazione
dei principi democratici.
La Carboneria, dopo il passaggio in ceppi da Cremona di Confalonieri e di
Pallavicino diretti all'ergastolo di Mantova e quindi allo Spielberg, aveva qui
avuto i primi adepti.
Nel 1821 alcuni giovani cremonesi, studenti all'Università di Pavia avevano
passato il Ticino e militato “nel Battaglione della Speranza” assieme alle truppe
costituzionali del Piemonte di Santarosa. Erano Tibaldi, Bonati, Tentolini.
La giovane Italia pur dopo i moti infelici del 1831 e del 33 aveva reclutato adepti
tra i giovani studenti e i professionisti Strada, Ciniselli, Cazzaniga, Stradivari
alcuni dei quali vennero arrestati e sottoposti per anni alle angherie della polizia
austriaca.
Nel grosso borgo sonnolento , che era Cremona austriaca, sottoposto alla cappa
oscura dell'immobilismo politico, vivente di riflesso nel conservatorismo cieco

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