Page 206 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Nell’ottobre, sulla strada Castelleone-Formigara viene fermato un autocarro
fascista carico di burro. Il bottino viene ripartito fra i partigiani e la popolazione
bisognosa.
Così ancora il 18 ottobre viene intercettato un veicolo carico di viveri ed anche
sulla strada Soresina-Azzanello si intercetta un altro carro carico di burro.
Alla parte estrema della provincia, in un cascinale del comune di Capralba, verso
la fine di novembre si asserraglia una pattuglia partigiana proveniente dalla zona
bergamasca.
La brigata nera di Crema, avvertita per spionaggio, accorre sul posto. Fra le due
parti avviene una dura e lunga lotta a colpi di moschetto, di mitra, di bombe a
mano.
I partigiani, benché nettamente inferiori di numero, resistono validamente
all’improvviso assalto sostenuto da un imponente volume di fuoco. Sparano a
colpo sicuro con tecnica e con fermezza d’animo. La battaglia però, per il
continuo afflusso di rinforzi ai nazi-fascisti, si fa sempre più aspra e difficile.
Ai partigiani scarseggiano le munizioni. Quando finalmente cessa il fuoco fra le
macerie fumanti della cascina, i nazi-fascisti trovano i corpi esanimi dei difensori
della libertà.
Due di essi, per non cadere vivi nelle mani dei seviziatori si sono fatti saltare le
cervella con l’ultima cartuccia.
E un altro glorioso episodio della lotta condotta a coltello dai patrioti contro i
nazi-fascisti avviene a Soresina, uno dei centri più vivaci dell’antifascismo e
della resistenza in provincia, date le vecchie tradizioni democratiche, socialiste e
popolari della zona e data la presenza in loco di una notevole massa operaia
impiegata per lo più nelle latterie.
Il 18 ottobre, verso le ore 15, due giovani (sono due partigiani) transitano per le
vie periferiche della cittadina. Un “brigante nero” nota un fare sospettoso dei due
passanti ed intima il fermo. Uno dei giovani riesce a fuggire. In soccorso del
“brigatista” fascista interviene un alpino della Monterosa.
Il giovane catturato non ha un attimo d’esitazione, estrae la rivoltella e spara
contro il brigante, ma accorrono, richiamati dalle grida, altri fascisti della vicina
caserma. Sul partigiano, già ferito, infieriscono a colpi di pugnale e di bastone. Il
partigiano, il giovane diciottenne Sergio Bertelli, viene portato esamine
all’ospedale. I fascisti vorrebbero imporre ai medici di non curarlo, questi
reagiscono con indignazione, ma nonostante le cure Sergio Bertelli morirà in
serata.
A proposito della sua fine, c’è da ricordare il falso comunicato comparso sul
“Regime”, secondo il quale il Bertelli sarebbe stato ferito a morte dallo stesso
fascista da lui colpito. Il che non risponde al vero. Furono 15 contro uno a
massacrarlo.
Verso la fine di dicembre del 1944 la squadra volante patriottica di Fiesco, al
comando di “Giorgio” compie un’azione di rappresaglia che avrà ripercussioni in
tutto il territorio cremasco.

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