Page 197 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Negli interrogatori, fra le sevizie sempre più feroci applicate agli arrestati
politici, un punto fisso delle domande verteva sul C.L.N. e sui suoi componenti.
L’arresto di questi, nell’intenzione dei nazifascisti, avrebbe determinato una crisi
nello schieramento della resistenza e un punto a loro vantaggio per le sfavorevoli
ripercussioni esercitate dall’avvenimento nella pubblica opinione.
Sta il fatto che i patrioti arrestati non dissero mai verbo su ciò e che anche
quando i nazifascisti ebbero casualmente nelle mani taluni componenti del
C.L.N. non seppero della ghiotta preda e di conseguenza non agirono nei modi
che essi avrebbero adoperato qualora ne fossero stati a conoscenza.
Nell’autunno-inverno ’44-’45 le più importanti riunioni del C.L.N., oltre che
sulla “normale attività” della resistenza, si concentrarono su tre importanti
argomenti.
I tre argomenti furono: 1) predisposizione degli elementi da immettere nelle
cariche pubbliche di emergenza; 2) organizzazione del Corpo Volontari della
Libertà con un comando unificato su tutte le formazioni patriottiche clandestine;
3) esame della situazione creatasi sulla rinnovata attività repressiva nazi-fascista
e sulle “cadute” avvenute nei movimenti politico-militari della resistenza.
Il primo argomento di discussione coinvolgeva un esame preventivo della
situazione che si sarebbe presentata al momento dell’insurrezione nazionale.
C’era il caso che Cremona potesse essere liberata, congiuntamente alla pianura
padana, e che la guerra continuasse coi nazi-fascisti ritiratisi dietro l’Adige, o
nella roccaforte montagnosa fra le Alpi e la Baviera.
Che la guerra cioè continuasse anche dopo la liberazione della Val Padana e che
perciò la nostra regione dovesse portare un particolare contributo alla battaglia.
A prescindere da questa tesi, anche in quella più limitata della fine della guerra
con la liberazione, i problemi che si sarebbero presentati alla provincia sarebbero
stati tali da richiedere uomini energici e capaci preposti alla cosa pubblica.
C’era inoltre da discutere circa la rappresentativa degli stessi partiti i quali
giustamente, come avviene in democrazia, avevano particolari punti di vista e
uomini da far valere e da adoperare in posti di particolare importanza e
delicatezza. Il problema perciò meritava un particolare esame e un attento studio.
Generalmente si può ritenere che, a parte qualche scelta non troppo felice, il
C.L.N. diede indicazioni buone, anche tenendo conto dei non molto numerosi
nominativi di persone conosciute e del fatto che altre avevano già incarichi di
importanza primaria nel C.L.N., nel C.V.L. e nelle organizzazioni propriamente
di partito.
La carica di Prefetto venne riservata al P.D.A e fu la scelta più debole dato il
carattere e la debolezza della persona prescelta.
La carica di Sindaco del Comune di Cremona fu data ad un iscritto del
P.S.I.U.P., quella di Presidente della Provincia ad un democristiano. La Questura
venne affidata ad un rappresentante del P.C.I., la Camera di Commercio ad un
liberale.

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