Page 196 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
P. 196

gotica, arrivi improvvisamente con tutti i suoi problemi d’indole rivoluzionaria
ed organizzativa.
Nel nostro C.L.N., per le esigenze della lotta e per la “caduta” in alcune branchie
della organizzazione resistenziale, avvengono dal maggio 44 in avanti numerosi
mutamenti delle persone che lo costituiscono.
Piero Pressinotti del P.S.I.U.P deve fuggire, lo sostituisce Bruno Calatroni; Paolo
Serini del P.L. viene arrestato, lo sostituisce Giulio Grasselli; Vittorio Ravazzoli
del P.C.I parte per altra destinazione, lo sostituisce Giuseppe Gaeta.
Poi, dall’autunno 1944 e fino alla Liberazione il Comitato di Liberazione
Nazionale è così costituito: Presidente e rappresentante del Partito d’Azione:
Francesco Frosi; per il P.C.I. Ugo Cavana; per la D.C. Ottorino Rizzi; per il
P.L.I. Giulio Grasselli; per il P.S.I.U.P. Emilio Zanoni.
Il Comitato di Liberazione ha davanti a sè duri compiti. E’ pur vero che l’attività
militare è stata affidata al Comando Militare, che poi diverrà Comando di Piazza
dipendente del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà, ma le
funzioni che gli sono attribuite sono quanto mai numerose e difficili da svolgere
nella clandestinità.
Non si poteva logicamente pretendere che, al momento della insurrezione, tutto
potesse funzionare come un orologio; ma bisogna comunque saper prevedere le
evenienze e predisporre un piano atto ad affrontare le difficoltà e i problemi
sorgenti della liberazione.
Altro importantissimo compito era quello di stringere legami con i C.L.N.
comunali che, o di iniziativa locale o per suggerimento del centro, si andavano
costituendo un po’ dovunque in tutta la provincia.
Occorreva inoltre, nel passaggio rivoluzionario dei poteri, vagliare e prescegliere
quei nominativi che potevano essere idonei ad esercitare determinate importanti
cariche nell’ambito provinciale: Prefettura, Comune di Cremona, Questura,
Provveditorato, Se-pral, ecc.
Altro compito di importanza era quello di dare pubblicità ed attuazione alle
norme emanate dal C.L.N.A.I. nella sua qualità (conformemente al patto di
Roma del 7 dicembre ’44) di legale ed unico rappresentante del legittimo
governo italiano.
Tali norme andavano da quelle riguardanti l’abolizione della legislazione
razziale alle comminatorie penali nei confronti dei rastrellatori e dei fucilatori di
partigiani, dall’obbligo dei funzionari di abbandonare gli impieghi della
“repubblica” ad una imposta progressiva di guerra sugli abbienti per favorire la
lotta partigiana.
I fascisti, come noto, ignoravano assolutamente chi fossero i componenti del
CLN, “famoso” Comitato che restava nell’ombra come un mistero e uno
spauracchio indecifrabile, non tanto per le persone quanto per le forze di
resistenza che esso rappresentava.
Farinacci, sul suo giornale, faceva sempre gli stessi nomi: Giacinto Cremonesi,
Giuseppe Speranzini, Lorenzelli e Papadia.

                                      196
   191   192   193   194   195   196   197   198   199   200   201