Page 192 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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“Folgore”. Per far perdere le tracce degli altri compagni egli fece marciare i suoi
persecutori per quattro ore nella neve. Prima di cadere, ucciso per vendetta a
colpi di scarpone, egli sputò in viso all’Ufficiale della pattuglia nemica che
l’aveva catturato.
Durante i mesi di febbraio e marzo 1945 la 17^ Brigata persevera nella sua dura
lotta fra continui rastrellamenti, grandi colpi di mano contro i tedeschi e i loro
associati tanto in montagna quanto in pianura.
Il 29 marzo nella zona di Rubiana cadono gloriosamente in combattimento
Amedeo Tonani, comandante della brigata, e Sergio Rapuzzi, vice comandante.
La morte gloriosa dei due cremonesi si colora di fiamma di epopea e si accenta
dell’eco di voci di fraternità e di umanità.
I nazi-fascisti, improvvisamente, all’alba del 29 marzo giungono nella zona che
ospita la brigata. Il fuoco della mitraglia investe la prima baita ove è dislocato il
comando di brigata.
Sergio Rapuzzi cade colpito a morte; il suo comandante Amedeo Tonani, in un
impeto di fraterna solidarietà, se lo carica sulle spalle per portarlo in salvo.
Mentre curvo sotto il peso cerca di raggiungere un riparo, anch’egli viene
mortalmente colpito.
La sera i superstiti della Brigata, appostati in posizione sicura, vedono un’ombra
che procede carponi. Corrono incontro, lo riconoscono, è Amedeo Tonani, che,
comprimendosi con le mani la spaventosa ferita causata da una scarica di
mitraglia al ventre, è venuto a morire fra i suoi fratelli incitandoli col suo
esempio a continuare la lotta.
Dal giorno del sacrificio di Amedeo Tonani, mentre l’aprile di redenzione freme
già nell’aspetto della natura e delle anime, la 17^Brigata prende risolutamente
l’offensiva contro i tedeschi e le bande di rastrellatori. Passo per passo,
conquistando paesi e borgate, essa scende in pianura.
A questo proposito è opportuno ricordare un fatto caratteristico. Si è visto come
la “brigata nera” di Cremona, comandata dal Cerchiari, avesse inviato in
Piemonte una compagnia O.P. per la repressione anti-ribellistica. Anzi, alcuni dei
suoi componenti credevano di andare in villeggiatura, ma erano tornati a
Cremona buoni buoni fra quattro assi, coperti dalle insegne fasciste.
La compagnia O.P. delle brigate nere di Cremona giunse fino ad Avigliana e qui
ripetutamente si scontrò con la 17^ brigata.
Non fu davvero un incontro di fratelli che si ritrovavano.
Nella brigata nera di Cremona, anzitutto, i cremonesi autentici erano pochi
poiché la maggior parte di essa era costituita da sfollati toscani teramani e
dell’Italia meridionale.
Fra patrioti che lottavano per un ideale e i mercenari di Farinacci non poteva
esistere nulla di comune. L’eguale dialetto serviva, da campanile a campanile,
come mezzo di scambio di insulti e di minacce.

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