Page 186 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Trasferito al funesto campo di concentramento di Fossoli, anticamera dei campi
di sterminio di Germania e della morte, venne compreso nel massacro ivi
compiuto dai tedeschi, nel luglio 1944, di 68 prigionieri.
Morì eroicamente dicendo: “ L’Italia mi chiama “.
E accanto al generale, rappresentante dell’esercito, democratico e proletario in
grigio verde di Vittorio Veneto, bene stanno i nomi dei cittadini cremonesi che,
dopo aver combattuto fra i partigiani o agito clandestinamente, sorpresi e
arrestati dagli sgherri nazi-fascisti furono mandati a morte nel campo di
sterminio a Mauthausen.
Furono essi: Ferdinando Quaini, Fiamma Verde della Divisione Val Toce;
Ernesto Cremonesi, Fiamma Verde del Regg.to Cisalpino; Giuseppe Leoni delle
Brigate Matteotti; Bruno Gregori e Renzo Pedroni delle Brigate S.A.P.Garibaldi.
Martiri tutti veramente degni dell’alone che nel primo Risorgimento circondò i
condannati allo Spielberg e gli affossati nelle galere borboniche di Favignana e
di Ponza!
Ovunque si sparse il generoso sangue cremonese per la libertà e l’unità della
patria.
Il soldato Marelli di Casalmaggiore cade il 10 settembre alla difesa di Roma, in
Jugoslavia a Montenegro fra i partigiani slavi sacrificano la vita: il dott.Giuseppe
Puerari, Pietro Gaboardi, Primo Mineri, Enzo Manfredini, Palmiro Penotti,
Benvenuto Ronchi. Cade a Zara il partigiano Virginio Bodini.
A Brunico, sui confini d’Italia, con l’ultimo pensiero rivolto alla Patria e a
Cremona ove hanno le loro famiglie, cadono i cremonesi: Luigi Vinoni,
Giuseppe Pezzulli, Senofonte Zanda, Arnaldo Rossetti, Marino Uberti.
Nel Trentino a Levico, trafitto a morte, cade Rodolfo Fermi. A Pieve di Teco,
Angelo Volpari. I partigiani cremonesi spalla a spalla con i compagni di tutta
Italia, sostengono ovunque, fino alla morte, l’urto delle forze tedesche e dei
traditori fascisti.
Cade a Nocera Umbra il partigiano Paolo Ferrari, a Pesaro Ferruccio Manfredi e
Angelo Marchi, a Bologna Azeglio Pagliari.
A Vezzo di Stresa compì il supremo sacrificio per la libertà d’Italia il
giovanissimo eroe e martire Sergio Murdaca. Era, egli, studente dell’Istituto
Tecnico di Cremona quando venne, da parte dell’autorità fascista, l’ordine di
presentazione alle armi.
Sergio Murdaca comprese allora quale era il suo dovere. Salì in montagna al
Mottarone e si arruolò nella 118^ Brigata Servadei.
Gli venne affidato, dal comando, l’incarico di vegliare sui movimenti
repubblichini a Vezzo.
L’11 dicembre 1944, per delazione di una spia, 50 tedeschi e lanzichenecchi
della “decima” irruppero improvvisamente nel piccolo accampamento partigiano.
Sergio Murdaca rimase ferito alla prima scarica e cadde prigioniero. Iniziò,
allora, il suo martirio che non vorremmo descrivere per la dignità del nome

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