Page 184 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Ricordiamo ora due fulgide figure che di diritto appartengono alla resistenza
cremonese e che per Cremona rappresentano quello che i fratelli Cairoli
significarono per Pavia: i f.lli Antonio e Alfredo di Dio.
Alla data del’8 settembre i cremonesi Antonio e Alfredo di Dio erano ufficiali
dell’esercito in servizio permanente effettivo rispettivamente a Parma e Vercelli.
Dopo aver combattuto contro il tedesco, Antonio di Dio sale sulla montagna col
suo reparto di carristi. A Imeggio, piccolo paese della Val Strona, viene
raggiunto dal fratello Alfredo e assieme costituiscono le prime bande partigiane,
dall’Ossola alla Val Cannobina, dalla Val Toce alla Val Sesia, dividendo rischi e
pericoli con altri valorosi comandanti, fra i quali l’indimenticabile partigiano
capitano e architetto Filippo Beltrami.
Alfredo di Dio era specializzato nei disarmi dei militi repubblichini.
A bordo di un autofurgoncino, scorrazzava per tutti i posti di blocco tedeschi e
fascisti e disarmava i nemici senza paura.
Durante una di queste azioni condotta in pieno giorno a Novara egli cadde nelle
mani dei nazi-fascisti.
Mentre il fratello era in carcere Antonio di Dio accorreva a Megolo (Val Sesia)
ove i reparti partigiani di Moscatelli erano duramente impegnati contro una
divisione nemica.
Durante la marcia di avvicinamento Antonio di Dio e Beltrami con la loro
formazione vengono attaccati. Non c’è più via di scampo. Antonio e Beltrami
cadono in battaglia incitando i patrioti alla battaglia.
Alla memoria di Antonio di Dio venne conferita la medaglia d’oro al valor
militare. Dice fra l’altro la motivazione: “…attaccato da forze preponderanti di
tedeschi e di fascisti rifiutava, con il suo comandante e con pochissimi altri, di
sottrarsi al combattimento e vi si slanciava con estrema energia. Gravemente
colpito da una raffica che gli frantumava il femore, fasciava da se stesso l’arto
ferito per arrestare l’emorragia e riprendeva il combattimento seminando ancora
strage nelle file nemiche, finché una seconda raffica lo stendeva al suolo”.
Alfredo di Dio si trovava allora nelle carceri di S. Vittore a Milano. Avuta la
notizia della morte gloriosa del fratello si anima della volontà di lottare per
vendicarlo.
Riesce a farsi trasferire alle carceri di Novara e di qui a fuggire e a raggiungere
l’Ossola. Nell’Ossola, vasto campo d’azione partigiano, Alfredo di Dio rianima
gli sbandati, accoglie i giovani che arrivano dalla pianura, dà vita alla 1^
Divisione Val Toce fulcro delle formazioni che porteranno, nel settembre ’44,
all’intera liberazione della zona ossolana.
Fu un succedersi di azioni eroiche dalla conquista dei posti fortificati di
Piedimulera alla liberazione della città di Domodossola.
I fascisti, evidentemente, non potevano permettere che un così vasto territorio
affacciantesi sulla pianura padana rimanesse controllato dai partigiani e si auto-
governasse democraticamente. Ci fu allora la grande offensiva condotta con

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