Page 181 - Emilio Zanoni - 1955 - Saggo storico
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Dal settembre '43 al giugno '44 il movimento partigiano in montagna (specie
nell’Italia settentrionale e centrale) si alimentò delle due componenti: militare e
civile antifascista.
Nel secondo periodo (dal giugno ’44 all’aprile della liberazione) il fulcro
fondamentale del partigianato originario venne ad accrescersi e ad ampliarsi per
il concorso di un altro fenomeno, la coscrizione fascista che poneva i giovani
nell’alternativa di conservarsi buoni italiani o di arruolarsi nelle formazioni
settarie della “repubblica”.
L’afflusso straordinario dei giovani educati dalle correnti politiche clandestine e
posti di fronte all’imperativo della coscienza, determinò una nuova fase più vasta
del movimento partigiano. Negli ultimi tempi, in seguito agli appelli e alle
ordinanze del
C.L.N.A.I.,si ebbe un particolare aspetto del fenomeno con le diserzioni in massa
o dei singoli dei reclutati a forza nelle formazioni nere.
In tutte queste fasi del partigianato italiano, Cremona e provincia ebbero
rappresentanza notevole, proporzionatamente si intende alle particolari
condizioni ambientali e di struttura.
Giova, difatti, ancora una volta ricordare che la situazione geografica come non
permetteva una vera e propria condotta di guerra partigiana, così del pari,
ostacolava l’afflusso facile e in massa di nuclei volontari verso le zone di
impiego.
Ciò nonostante l’apporto di Cremona alla lotta partigiana di montagna fu
notevole sia per il numero cospicuo di cremonesi militanti nelle formazioni (e
correlativamente di caduti) sia per il contributo singolo dato alla lotta da eroici
partigiani cremonesi comandanti o gregari delle formazioni.
Il volontariato patriottico della provincia di Cremona per gli ideali di libertà e
unità nazionale ha profonde radici nella storia.
A prescindere dal lontano esempio dei volontari cremonesi nella III^ Coorte
della “Legione Lombarda” della Repubblica Cisalpina partecipe dei fatti d’armi
che alla fine del secolo XVIII rassodarono le sorgenti libertà e unità d’Italia, il
volontariato cremonese si affermò, agli albori del risorgimento nel 1821 e nel
’31, con la partecipazione dei singoli cittadini ai primi moti italiani.
Si dimostrò ancor meglio nel ’48 con le due spedizioni delle “Colonne Tibaldi” e
con i combattenti cremonesi a Roma nel Battaglione Manara, a Venezia con i
soldati di terra e marinai, a Novara con bersaglieri e volontari nei vari reggimenti
piemontesi.
Nel ’59 e nel ’60 Cremona diede un contributo in mezzi e in uomini superiore
addirittura alle sue stesse possibilità di piccola città provinciale. Centinaia e
centinaia di giovani cremonesi rivestirono la camicia rossa di Garibaldi,
combatterono da Marsala al Volturno, repressero i moti del brigantaggio,
tornarono alle loro case impazienti che una parola del “biondo leone” li
richiamasse alle battaglie dell’indipendenza.
E tutto ciò in piena consapevolezza di intenti e in umiltà di aspirazioni personali.

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